La Libertà di essere orso

Jj4 è stata catturata, come un pericoloso latitante, è stata assicurata alla giustizia antropocentrica.

Non riusciamo neanche per un secondo ad immaginare la morte violenta e inaudita del giovane runner. Non ci sono parole, è qualcosa di terribile, agghiacciante, che annienta ogni ragione. Una sofferenza ineffabile sua e della famiglia che impone silenzio e rispetto. Un ragazzo non può morire così e queste cose non devono accadere.

Il problema non si risolve certo con la cattura di tutti gli orsi ritenuti pericolosi da una delirante volontà vendicativa, né con la loro uccisione. C’è da chiedersi, se questa immane tragedia non sia dovuta anche a una “gestione faunistica” discutibile. Molto, discutibile.

Ora Jj4 resterà ristretta nel braccio della morte, reclusa in quel dispositivo di disciplinamento, come lo definirebbe Foucault, di Casteller, in attesa di giudizio, senza neanche la dignità di un nome. Sigle, numeri, matricole, mirano all’annullamento di qualsiasi istanza animale e di ogni dignità; tendono a rendere anonimo un essere vivente: non ha un nome, non è. Nel momento in cui gli è stata affibbiata una sigla è diventato un oggetto incasellato nel sistema del dominio umano, nella macchina antropologica, per richiamare Agamben. Per ora non sarà uccisa grazie al ricorso della LAV e di altre associazioni. La LAV ha anche chiesto di averla in affidamento per portarla in un rifugio-santuario all’estero.

“Deplorevole strage, conseguenza di una rancida legge provinciale sulla caccia che accorda premi ai distruttori del nostro patrimonio faunistico, di una nobile e rara selvaggina (…) Si abolisca una buona volta la taglia sull’orso se non si vorrà privare in breve tempo le nostre belle montagne del loro più forte e nobile abitatore!”. Si tratta di un estratto da un articolo pubblicato dal quotidiano “Alto Adige” di Trento il 15 maggio 1911, a seguito dell’uccisione di una mamma orsa e dei suoi tre cuccioli.

Sono passati 112 anni, l’orso adesso è una specie particolarmente protetta, sono state abolite le taglie. Eppure la convivenza con questo “nobile e forte abitatore” delle montagne trentine è sempre improntata ad una mentalità distruttiva, ad una (il)logica antropocentrica. Non taglie, ma uccisioni organizzate. Il tempo passa è vero, ma a rinnovarsi è solo la stupidità e la crudeltà.

 

Ciro Troiano