Cesarismo. Diretta conseguenza della cultura dominante in Occidente
In un video che riproduce una conferenza sul problema del cesarismo, Luciano Canfora sostiene, uscendo a stretto rigore fuori dal tema, che, alla vigilia della Grande Guerra, la Gran Bretagna, pur non godendo del suffragio universale, si proponeva come campione della democrazia contro una Germania definita autocratica sebbene il voto a tutti fosse già acquisito.
Sul cesarismo, Canfora sostiene la bontà del cesarismo che definisce “progressivo” perché si associerebbe alla volontà di dare voce e potere al popolo, al demos, mentre bolla come “regressivo” quello che per semplificazione si può qualificare fascista.
Essendo, personalmente, convinto della sterilità di ogni tentativo di salvare il cesarismo (id est: la tirannide) distinguendo, come si fa con il colesterolo, quello buono da quello cattivo, dico subito che, a mio giudizio, il cesarismo è sempre e solo cattivo perchè è una diretta conseguenza della cultura dominante in Occidente, intrisa di un irrazionalismo diffuso che penetra nella vita collettiva ed altera tutte le scelte politiche per il governo dei Paesi.
L’irrazionalità occidentale è generata da due assolutismi religiosi (giudaico e cristiano) e da una filosofia autocratica di eguale natura assolutistica ed astratta che ha origine in Platone e trova la sua più odiosa espressione nell’idealismo tedesco di Hegel (che è all’origine delle più tiranniche forme di governo mai conosciute dagli abitanti del Pianeta come il comunismo e il fascismo, fondate rispettivamente sull’utopia del popolo eletto che guida gli altri verso la salvezza o su quella della rivoluzione del proletariato che porta all’uguaglianza di tutti gli esseri umani).
Naturalmente, Canfora nella sua conferenza si riporta a Gramsci ai cui tempi poteva avere un senso accapigliarsi su socialcomunismo e nazifascismo in lotta tra di loro, ma ha meno significato parlarne oggi, dopo i disastri egualmente disastrosi prodotti sul Pianeta dal cesarismosia di destra sia di sinistra.
Così come poteva giustificarsi, prima della Grande Guerra, la pretesa della Gran Bretagna di proporsi come campione di democrazia, sentendosi essa lontana sia dalla religiosità giudaico-cristiana (non corretta e migliorata, a giudizio degli inglesi, dal calvinismo-anglicano) sia dalla filosofia idealistica tedesca del Continente grazie al marcato empirismo e laicismo delle sue classi più colte, ma non dopo il suo colonialismo e la sua stretta, successiva unione con l’imperialismo guerrafondaio statunitense nonché dopo l’adozione di metodi di eliminazione degli uomini politici scomodi con processi giudiziari che si basano sul più vieto puritanesimo sessuofobico.
Einstein a chi dimostrava disappunto per le condizioni in cui l’Occidente si era ridotto ad accettare di vivere, diceva che non si cambia il mondo se non muta la mentalità che l’ha creato in quel modo.
Allora: l’invito ai tenaci studiosi del cesarismo buono in Occidente è quello di approfondire, con maggiore utilità per i viventi, le sue origini nel pensiero umano (o nella negazione del pensiero, per fare spazio solo alle credenze in utopie terrene o ultraterrene ugualmente irrealizzabili) e di capire quanto nuoccia la tirannia di un capo che si ritiene “illuminato” per fede o per fanatismo ideologico alla instaurazione di un modello di vita collettiva degli esseri umani improntato alla razionalità e alla sperimentazione.
Luigi Mazzella