La generazione Z e il lavoro
Area Studi Legacoop e Ipsos hanno redatto il report FragIItalaia “I giovani generazione Z e il lavoro” per analizzare il rapporto tra i giovani della fascia 18-24 anni ed il lavoro in base ai risultati di un’analisi condotta su un campione rappresentativo della popolazione.
L’analisi ha preso in esame varie tematiche ed in sintesi è emerso che i giovani considerano il lavoro soprattutto una fonte di reddito, ritengono che lo studio vada accompagnato con esperienze pratiche in modo da ottenere un lavoro, pensano che all’estero ci siano maggiori opportunità di ottenere una retribuzione più elevata.
In relazione alla scala dei valori la generazione Z indica al primo posto la famiglia (60%, rispetto ad una media nazionale del 78%), seguita dall’amicizia (54%, media nazionale 59%) e dall’amore (50%, media nazionale 63%). Il lavoro occupa la sesta posizione con il 38% (rispetto alla media nazionale del 49%), preceduto da divertimento (46%) e cultura (44%).
L’indagine si è concentrata anche su quelli che vengono considerati i cinque aspetti più importanti per definire il ritratto del lavoro ideale.
Su questo tema si evidenziano rilevanti differenze tra le valutazioni dei giovani e quelle del totale degli intervistati. Se il trattamento economico si colloca al primo posto sia per i giovani (44%) sia per il totale del campione (43%), per la generazione Z al secondo posto viene la disponibilità di tempo libero e la flessibilità dell’orario (33% contro il 28% del totale del campione), seguita dall’autonomia (31% contro 41%). Solo al quarto posto la stabilità del lavoro, indicata dal 25% dei giovani, contro il 42% del totale degli intervistati. Riguardo al trattamento economico, 4 giovani su 10 preferiscono uno stipendio con una base fissa ed una componente variabile legata ai risultati raggiunti (contro il 26% della media nazionale), mentre il 28% esprime la preferenza per lo stipendio fisso (40% la media nazionale)
I giovani inoltre sono in linea con il totale del campione per quanto riguarda i fattori repulsivi del lavoro e mettono al primo posto il timore di essere sfruttati (48%), seguito da quello di non avere tutele (34%) e di non essere apprezzato (29%). I giovani rispetto alla media complessiva sembrano più preoccupati per gli orari di lavoro (26% contro il 22% del totale); mentre lo sono di meno riguardo al non trovarsi bene con i colleghi (24% contro 32%) e all’avere sopra di sé qualcuno che comanda, magari con competenze inferiori (14% contro il 25%).
Per quanto riguarda i fattori attrattivi del lavoro i giovani mettono al primo posto l’adeguata remunerazione, ma con un’intensità minore rispetto alla media complessiva (39% contro il 46%), al secondo l’opportunità di fare esperienza (31%), al terzo avere un capo che ascolta e riconosce i meriti dei dipendenti (29%), e scemando troviamo l’essere apprezzato (25% contro il 36% del totale del campione), il lavorare in un ambiente ben strutturato e organizzato (24% rispetto al 33%), il poter esprimere liberamente il proprio potenziale (23% rispetto al 29% totale).
Sono dati che ci testimoniano come le nuove generazioni diano rilevanza alla famiglia, alla flessibilità e alla disponibilità del tempo libero di conseguenza le normative dovranno tenere conto di questi cambiamenti, che il periodo post pandemico ha accentuato mettendo al centro di ogni progettualità un modello di sviluppo economico-sociale dove si possa conciliare lavoro, tempo libero e famiglia.
Antonella Cirese