La Gran Bretagna e i due mondialismi

L’idea un po’ balzana per la quale dopo la fine del comunismo sovietico sarebbe rimasta una sola dottrina e prassi politica, cioè quella liberale all’americana (fatta di potenti grandi imprese, potentissime grandi banche e lo stato al loro servizio) che avrebbe unito il mondo intero in un mondialismo eterno ed onnipotente, è fallita miseramente.

Il COVID-19 ha dimostrato che le fitte frequentazioni e contatti con persone lontane non portano solo soldi e benessere per tutti anzi si importano anche malattie spontanee o artificiali e alcuni che erano poveri sono diventati straricchi a spese di quelli che erano una volta i Dominus che invece si sono in gran parte impoveriti.

Russia e Cina -dopo essere stati beneficiati negli anni novanta da faraoniche elargizioni dall’Occidente- appena hanno racimolato quattro spiccioli e un po’ di autonomia politica si permettono di sfidare quello stesso modello di liberalesimo mondialista che li ha arricchiti sia in Ucraina che a Taiwan. Sono certi di poter fare da soli senza la tutela di quel tipo di Occidente.

Quasi a preconizzare questa inversione a U della dottrina e prassi politica internazionale il popolo Inglese vota per l’uscita dall’Unione Europea certo di possedere una propria via allo sviluppo più efficiente ed efficace di quella di Bruxelles. Anch’esso pensa di poter fare meglio di quanto offerto e promesso dall’internazionalismo della burocrazia europea.

La Gran Bretagna è da sola? No, gruppi eterogenei di stati anche grandi ed importanti scoprono o ritengono di poter fare da soli. India come Brasile, Iran come Sudafrica… lo sfaldamento del fronte mondialista è una vera Caporetto per il neo-liberalesimo all’americana.

Come sarà il mondo del futuro? Se non sarà comunista e né liberale come sarà?

Il mondialismo nordamericano rispetto alle ambizioni di fine secolo scorso sarà particolarmente ristretto. Anche l’Europa sarebbe -negli intendimenti americani- all’interno di questo piccolo loro mondialismo.

Fuori da esso l’insieme dei localismi cercheranno, come già fanno, una modalità di collaborazione e convivenza che li unisca in un altro mondialismo quello dei localismi; mondialismo dei localismi che potremmo definire glocalismo. Una specie di riedizione del Commonwealth britannico senza una corona ad unificare il tutto.

Quindi abbiamo creato inconsapevolmente due mondialismi al posto di uno. Due filosofie si stanno perfezionando ma già si possono definire chiaramente i connotati di ognuna.

All’interno dei localismi la tendenza all’autoritarismo sarà fortissima (come già accade) utilizzando anche le trovate tecnologiche.

Il post mondialismo apre un grande ventaglio di alternative tra le quali la Gran Bretagna dovrebbe scegliere un ruolo. Essa appare ancora in grado di dotarsi di una propria idea che prescinda almeno in parte dalle pressioni esercitate dalle lobby, dalla finanza e dal grande capitale industriale. Questo è un punto essenziale per costruire un suo ruolo originale e diverso (anche se certamente non contrapposto) da quello americano. Se così è sarà istintivo il tentativo di tessere una rete di relazioni con i paesi europei che stanno nella Unione un po’ contro voglia. E già molti segnali indicano che questa strada è stata scelta. Questi paesi subiscono la continua compressione della propria identità sotto ogni profilo a vantaggio del duo franco tedesco e della grande impresa mondialista europea e internazionale. Il punto è qui: la Brexit può avere un senso suo specifico solo nell’ambito di un grande spazio economico e sociale ispirato al rispetto delle identità e alla loro mutua complementarietà. Idea che ha evidenti vantaggi per tutti pur che la si materializzi in senso fortemente propulsivo degli stati esclusi dal banchetto nordeuropeo.

La Cina e l’India già sono dei continenti a se con le proprie identità specifiche; esse possono -come anche il Brasile e altri- costruirsi un futuro secondo i propri criteri. Il nord America ha un suo sistema che potrà dialogare fattivamente con il resto dell’Occidente e del mondo con mutuo vantaggio. Al contrario la Gran Bretagna naturalmente e tradizionalmente è e può essere, se lo volesse, portatrice di un modello e di una idea: quella di rispetto e valorizzazione delle varie identità dentro o fuori dei loro specifici confini. Attorno a questa idea può formarsi una comunità di Stati che condividono tale idea e prassi. La moneta e la sua gestione potrà essere condivisa con tutti, la proprietà dovrà tornare alla sua millenaria sacralità, la persona alla sua centralità, le Istituzioni e coloro che le animano al proprio ruolo di servi dei cittadini.

Solo così fare la Brexit potrà assumere un senso compiuto e all’altezza delle aspettative di tutto il mondo.

I nemici di questa filosofia politica? Le multinazionali ispirate dalla logica del controllo di interi territori ed Istituzioni. La lotta è titanica ed è ormai aperta. Solo chi vincerà sopravviverà.

Canio Trione