Bari e il carburante vegetale

Nel 2023 l’abbonamento ai mezzi pubblici cittadini è passato da 250 a 20 euro annuali, rendendo Bari la prima città italiana a proporre un abbonamento di fatto quasi gratuito.

L’obiettivo principale dichiarato da Decaro è incentivare le persone che abitano e lavorano a Bari a spostarsi coi mezzi pubblici invece che con l’auto, aspettandosi da questo progetto una significativa riduzione del traffico, con conseguenze positive anche a livello ambientale.

In generale Bari ha avviato progetti per costruire piste ciclabili e potenziare i trasporti pubblici, che il comune ha promesso di portare a termine entro il 2026.

Gli effetti di un’iniziativa del genere al momento sono difficili da stimare e non è detto che l’impatto sarà quello che spera l’amministrazione cittadina. Nel 2020 per esempio il Lussemburgo fu il primo paese europeo a introdurre ovunque la gratuità sui mezzi pubblici, sempre con l’obiettivo di limitare le auto: per il momento però l’iniziativa non ha portato grandi risultati.

Il sindaco di Milano Beppe Sala, per altro dello stesso colore dell’amministrazione barese, che governa la città in cui i trasporti costano di più in Italia, l’ha definita demagogica, sostenendo che «sarebbe un errore grandissimo», troppo costoso per i comuni.

Ed in effetti come può permettersi, una amministrazione comunale che gestisce l’azienda municipalizzata di trasporti con un dissesto di circa 6 milioni di euro, senza un direttore generale, senza un direttore di esercizio, e quindi decapitata di vertici da molto tempo ormai, campare su una campagna pre elettorale, perché di questo si tratta, e proporre abbonamenti quasi gratuiti per i cittadini baresi?

 Ad horas l’unica via percorribile è un supporto all’Amtab. Attraverso la realizzazione di un bando di gara per aziende di trasporto private, che costituitesi in Ati (Associazione temporanea di imprese) possa svolgere il servizio di TPL, in supporto alla flotta di mezzi pubblici, per lo più sgangherati, dal punto di vista meccanico.

È questa una proposta concreta da contrapporre alle iniziative demagogiche di questa amministrazione.

Di concerto a questa proposta, per una visione futura di città ecologica, visto che di green, si vede solo la cementificazione selvaggia delle aree pubbliche, sarebbe opportuno spingere verso una serie di incentivi che portino all’utilizzo concreto di biodiesel. Essendo la Puglia prevalentemente terra agricola e considerando che la parte più consistente del Biodiesel è composta di olio di colza, quale occasione migliore e futura può dare appunto il nostro terreno di poter essere fertile per lo sviluppo di energia alternativa.

Creando di fatto un circolo virtuoso che coinvolga le aree rurali e quelle urbane.

Ma l’Unione Europea, ha fissato per il biodiesel imposte talmente gravose da renderlo meno competitivo rispetto al normale gasolio derivato dal petrolio. Insomma, l’olio di colza riesce a muovere le automobili ma a qualcuno in Europa questo non piace proprio. La normativa prevede il suo utilizzo soltanto miscelato al 5% con il gasolio tradizionale, derivato dal petrolio, ma non anche in forma pura.

Dalla stessa Europa arriva la normativa che oggi impone il blocco del traffico nelle città inquinate dalle polveri sottili, avrebbero dunque una risposta immediata con il biodiesel. Ma viene limitato.

Quindi il biodiesel viene prodotto dalle attività agricole locali, costa meno, funziona come carburante senza dover modificare i motori diesel di ultima generazione ma… tassato in modo tale da renderlo non competitivo.

Eppure non sarebbe difficile prenderlo a modello di sviluppo territoriale.

Giuseppe Romito