Alluvione Emilia Romagna: Grandi Ripercussioni sul Made in Italy

Fenimprese Bari, esprime vicinanza alla popolazione dell’Emilia Romagna colpita negli ultimi giorni da una grande alluvione che ha compromesso un’intera Economia Regionale provocando numerose vittime.
Siamo vicini in questo difficile momento alle imprese e alle aziende dell’Emilia Romagna. Questa tragedia non mette solo in evidenza le difficoltà del territorio ma avrà gravi ripercussioni sulla economia di questa regione e dell’Italia intera. E’ danneggiato un intero comparto di esportazione legato al made in Italy.
Si poteva evitare tutto ciò?

La risposta è particolarmente complessa, le zone a rischio idro-geologico sono ben note non solo agli addetti ma anche a chi dovrebbe occuparsi della sicurezza dei cittadini: Stato e Regioni.
Non voglio fare retorica né tanto meno tocca a me fare un analisi politica, ma mi permetto di sottolineare l’inadeguatezza di quest’ultima ad agire, ed intervenire con scelte coraggiose per mettere in sicurezza il nostro territorio sempre più vulnerabile a causa di un clima caratterizzato da eventi estremi.
L’Italia è un grande Paese quando deve gestire le emergenze, ma vorrei fosse il primo Paese in fatto di gestione di prevenzione e manutenzione del territorio a rischio idro-geologico.
Le Regioni sono destinatarie di risorse (seppur modeste) che spesso non utilizzano e dirottano su altri capitoli di spesa.
È questo il momento della conta dei danni: strade inghiottite dai corsi d’acqua o devastate da frane, montagne franate, abitazioni allagate, ancora industrie manifatturiere ed agro-alimentari messe a dura prova, se non in ginocchio.
Non basterà la dichiarazione di calamità naturale con la conseguente sospensione di mutui e tributi. Sarà difficile rimettere in piedi l’economia di un intera regione, una delle più ricche d’Italia. La stima dei danni supera abbondantemente qualche miliardo. Somme che sarà molto difficile reperire attraverso la Finanza ordinaria, si dovrebbe pensare alla ridefinizione del PNRR ed del Fondo di solidarietà europeo, che devono finanziare progetti di riqualificazione del territorio.
L’evidenza è che più un territorio è antropizzato, più il rischio idrogeologico aumenta. La cementificazione selvaggia, a discapito della natura, prima o poi presenta il conto.

Si deve lavorare sulla mitigazione, dare più spazio ai fiumi, non restringere o deviarne gli alvei, lavorare sull’espansione degli invasi di laminazione, che possono all’occorrenza, assorbire parte della piena del fiume evitando esondazioni più a valle vicino ai centri abitati. In montagna bisogna puntare sulla riforestazione, il mantenimento boschivo per evitare il rischio che l’acqua scenda a valle, purtroppo spendiamo un decimo per la manutenzione e 10 volte tanto per l’emergenza, si dovrebbe arrivare a capovolgere la situazione.
Per contrastare i fenomeni estremi del clima, bisognerebbe adottare una vera e propria politica industriale rivolta alla risoluzione dei problemi sopra descritti, utilizzando tutte le risorse a disposizione, e se necessario anche i percettori di reddito di cittadinanza, magari contrattualizzandoli, superare le barriere della burocrazia e dei falsi ambientalisti che non sanno che le foreste hanno le proprie esigenze e vanno curate secondo la scienza.

Paolo Scicutella – FenImprese Bari