Bioeconomia. Italia terza in Europa. Benissimo il Mezzogiorno

La  bioeconomia, ossia l’insieme delle attività economiche che utilizzano risorse biologiche rinnovabili della terra e del mare per produrre cibo, materiali ed energia, prende quota nel Mezzogiorno d’Italia. Si tratta di un settore economico che presenta notevoli potenzialità che ben si sposano con il legame tra ambiente e territorio peculiari alleattività meridionali.

In base al VII Rapporto sulla Bioeconomia in Europa realizzato dalla Direzione del Centro Studi di Intesa Sanpaolo in collaborazione con il Cluster SPRING e Assobiotec – Federchimica la Germania si conferma leader, con un valore della produzione della bioeconomia stimato in 463,6 miliardi, seguita dalla Francia con 379,4 mentre l’Italia si posiziona al terzo posto, con un output pari a 364,3 miliardi, prima della Spagna (251,5).

Il Rapporto, alle cui analisi hanno collaborato anche gli economisti di SRM -Studi e Ricerche per il Mezzogiorno (centro studi collegato al Gruppo Intesa Sanpaolo) si pone come obiettivo quello di continuare a monitorare le attività legate alla Bioeconomia, con la consapevolezza della natura sistemica e di filiera, dell’importanza delle fasi di chiusura a valle del ciclo, del contributo dell’innovazione tecnologica e del ruolo non trascurabile che gli attori pubblici possono avere, in particolare nei contesti locali.

Secondo le stime presentate nel Rapporto, la bioeconomia in Italia ha generato un output pari a circa 364,3 miliardi di euro, occupando poco più di due milioni di persone tenendo conto che il potenziale di sviluppo della Bioeconomia in ottica circolare è elevato nel nostro Paese e diffuso lungo tutto il territorio nazionale.

Analizzando nel merito lo stato della bioeconomia si rileva che in relazione alla distribuzione geografica dei lavoratori sul territorio nazionale, spicca il Mezzogiorno con 714mila persone occupate (10,4% il peso sull’economia), seguito dal Nord Est (467mila addetti, pari all’8,3%). La filiera agro-alimentare emerge come l’attività più rilevante in tutte le aree geografiche, con percentuali che variano dal 46% delle regioni del Centro al 78% di quelle del Sud. Alcuni dati riflettono le specializzazioni settoriali dei territori. Nel Centro assumono un maggior peso il sistema moda (grazie anche alla presenza di distretti industriali del tessile e dell’abbigliamento) e la farmaceutica bio-based, per effetto della rilevanza delle imprese farmaceutiche nel Lazio. Nel Nord Est, oltre alla moda, si nota la rilevanza del legno e dei mobili, mentre nel Nord Ovest emergono la chimica e la gomma plastica bio-based.

La bioeconomia richiede figure specializzate legate al risparmio energetico, alle competenze digitali necessarie per gestire le tecnologie di industria 4.0 e l’implementazione delle nuove tecnologie green, per cui ancora una volta emerge la necessità di formazione scientifica dei giovani in particolare nelle discipline Stem.

Antonella Cirese