Per la BCE il Sud Italia non esiste?

I membri del Consiglio direttivo della Banca Centrale Europea sono esponenti delle Banche Centrali nazionali dei singoli paesi aderenti alla BCE. Di essi solo Germania, Francia, e Spagna rappresentano economie dotate di più di venti milioni di cittadini mentre tutti gli altri rappresentano economie con meno abitanti di quelli che ha il Sud Italia.

È ovvio che l’Irlanda o Cipro o il Lussemburgo o il Portogallo e tutti gli altri siano rappresentati dai propri governatori che salvaguardano i propri cittadini e le proprie imprese; ma che il Sud non abbia rappresentanza pur essendo una economia totalmente differente da quella del resto d’Italia con esigenze e caratteristiche differenti peraltro da sempre scolpite in tutte le statistiche socioeconomiche realizzate da qualunque ufficio studi del mondo… non è regolare. Cioè il sud Italia si trova a partecipare all’euro secondo condizioni decise da altri che ignoravano o fingevano di ignorare le specificità del Sud. Non v’è componente della economia meridionale che non sia disomologa rispetto alle altre economie europee; dalla disoccupazione, all’inflazione, alla dimensione aziendale, alla propensione al risparmio e all’investimento… non esiste una componente che si possa considerare trattabile come la si tratta nel resto di Europa. 

Ma come mai si sia potuto creare un organismo che riguarda così direttamente gli interessi meridionali senza che questi avessero una pur minima rappresentanza? La classe politica meridionale non è di scarsa qualità solo amministrativa ma non possiede neanche una pur minima nozione di queste materie; anche il resto d’Italia in verità è da sempre immerso nella più profonda ignoranza in tema monetario ed economico ma nel caso del Sud esiste una aggravante che è la uniformità amministrativa italiana che dà una immagine di unitarietà che non solo non esiste, ma non può esistere. Infatti il divario tra le due parti d’Italia cresce sotto ogni punto di vista proprio a causa della unitarietà delle Istituzioni e delle regole da queste emanate!!! tanto che da sempre si parla di due economie differenti che sono animate da due filosofie diverse. Inoltre le Istituzioni deputate a studiare e perfezionare tecniche in grado di contrastare questi fenomeni come le Università sono interamente dedicate alla elaborazione di strategie atte a forgiare futuri addetti alle grandi imprese. Cioè si formano futuri quadri delle imprese già vincenti e quindi allocate nelle aree floride anche perché gli studenti ambiscono a coprire posti ben retribuiti da chi si sa che possono ben pagare.

Una vera scuola dello sviluppo non si è mai creata proprio perchè anche la dottrina è asservita alla porzione opulenta della economia e disconosce anche la stessa esistenza delle economie ispirate da filosofie differenti. Tutto ciò conferma -qualora ve ne fosse bisogno- che lo sviluppo in automatico produce ulteriore sviluppo sotto ogni aspetto e solo lo Stato nella sua accezione originaria può correggere questi malfunzionamenti che sono vere e proprie neoplasie socio economiche. Neoplasie che producono anche la fine della democrazia. Come possiamo vedere. Invero lo Stato (o le Istituzioni economiche europee) non deve MAI cedere alla tentazione di contrastare questo fenomeno dando qualcosa alle aree in ritardo nello sviluppo -cioè MAI si devono effettuare i “trasferimenti” che già abbiamo sperimentato- ma deve regolare differentemente il loro funzionamento sempre basandosi sulla regola fondamentale per la quale si pagano i fattori della produzione per quello che valgono nell’area di riferimento.

Per esempio non si possono pagare i servizi pubblici anche lì dove non ci sono! Non si può pagare l’energia dove si produce ed è in eccesso allo stesso prezzo che si paga dove invece si consuma e non si produce…. In verità non solo l’Italia soffre di questa dualità socio economica e dei fenomeni correlati. Né la BCE ha negli scopi della sua istituzione questo compito di tipo economico avendo essa solo scopi di tipo solo monetario. Ma la politica monetaria della BCVE non è neutrale nello sviluppo!! e l’Europa Unita non solo si è attribuita da sempre il compito di attenuare le differenze tra le varie aree d’Europa ma avverte la necessità di includere le aree escluse dallo sviluppo come uno dei cardini essenziali (anche per ciò che riguarda il PNRR) che così si giustifica socialmente anche se quest’ultima è una operazione chiaramente finanziaria dettata dalle banche e dalle potenze maggiori. Quindi il Sud è chiamato a porre l’accento sulla questione territoriale come cardine fondante della politica delle Istituzioni europee sia per se stesso sia per fermare l’immenso degrado di cui altre aree d’Italia sono vittime come le aree montane o le periferie urbane, basti pensare al divario che troviamo tra Roma e il resto del Lazio divario socio economico che si amplia giorno per giorno a favore della capitale che assorbe braccia, menti e risparmio delle aree vicinori mentre il resto della regione viene progressivamente svuotato a causa proprio dalla vicinanza della capitale. Liberiamoci di politicanti ignoranti e puntiamo decisamente ad un futuro più radioso e giusto per tutti.

Canio Trione