La flat tax
I sedicenti “economisti” di sinistra ritornano spesso sulla Flat Tax. Essendo questa FT una bandiera di una certa destra sparano a zero su di essa pensando di colpire l’intero schieramento di governo.
Invero la Lega -massimo sostenitore della FT e anch’essa preda di “economisti”, per così dire, un po’ speciali- si è esposta a molte fondate critiche in quanto è di tutta evidenza che se la flat tax è un vantaggio per il contribuente si traduce in una riduzione di carico fiscale di cui però beneficeranno solo le imprese floride, quelle che hanno significativi profitti, mentre tutte le altre non se ne accorgeranno nemmeno. Imprese floride che per antonomasia sono del nord coprendo questo provvedimento di una ulteriore connotazione antimeridionalista come la famigerata autonomia amministrativa richiesta da alcune regioni del nord. Quindi da una banda di incapaci di sinistra siamo passati alla banda di incapaci di destra (non vogliamo pensare che lo facciano apposta per servire un padrone non italiano).
Non si può fare un provvedimento favorevole ai negozi di via Montenapoleone o via Condotti mentre quelli di Quarto Oggiaro e di Tor bella Monaca ne sono esclusi anche perché il sistema delle piccole imprese porta sulle proprie spalle l’intero paese e paga di fatto le tasse dei propri dipendenti, l’iva dei consumatori, e tutto il carico fiscale implicito al costo delle energie, cioè il gettito fiscale è garantito quasi solo da loro, che i sinistri e gli “esperti” dei Ministeri accusano di evasione. inoltre l’autoimpiego altro non è che un ripiego per chi non è riuscito ancora ad avere un posto fisso nello stato o nelle grandi imprese!! cioè quella partita iva è, né più né meno, che un disoccupato parcheggiato tra le partite IVA. Quindi nel medio termine si dovrà provare a pensare ad un sistema che azzeri il carico fiscale (e burocratico) alle piccolissime imprese in modo che possano svolgere il loro insostituibile ruolo economico e sociale.
Quindi adesso andava introdotto un regime fiscale speciale per queste imprese piccole e piccolissime sul modello già sperimentato con i forfait e di cui nelle prime bozze della riforma fiscale v’è anche traccia; forfait che potrebbe lasciare inalterato il gettito ma alleggerire significativamente il carico burocratico e il lavoro per gli uffici fiscali; ma se vogliamo un alleggerimento fiscale (e dobbiamo volerlo fortissimamente) si devono fare i conti con l’aritmetica e ci si deve chiedere: la riduzione del gettito che si vuole perseguire che cosa forma? Deficit e poi debito? Non va bene, deficit e debito sono cose di cui è specializzata la sinistra mentre la destra ha detto che si vuole distinguere dalle idee sinistre.
Oppure se il gettito scende si deve puntare alla riduzione della spesa pubblica per welfare? O dei servizi pubblici?
Questo è un punto cruciale sia concretamente, sia idealmente.
È evidente che il costo dei servizi pubblici è dovuto anche in maniera significativa alla efficienza e produttività del singolo addetto e dell’insieme degli impiegati pubblici. Cioè la ottimizzazione della spesa pubblica deve passare necessariamente attraverso la efficienza sempre maggiore della Pubblica Amministrazione che deve essere perseguita sempre anche beneficiando della digitalizzazione ormai pervadente che ci costa uno sproposito e quindi un qualche vantaggio dovrà pur portare pima o poi. Quindi nessuna riduzione del welfare o dei servizi pubblici serve altro. Infatti esiste un’altra componente della spesa pubblica che dovrà essere interamente ripensata ed è la politica degli aiuti alle imprese.
Le imprese -specie le grandi- sono organizzazioni che creano ricchezza e quindi devono pagare le tasse per se (e cioè sul proprio profitto) e per conto di altri come quelle che si pagano per i propri dipendenti e per conto dei consumatori (IVA, le accise, bolli, ecc. ecc.); e non incassare “aiuti”, quindi tutti gli “aiuti” alle grandi imprese vanno immediatamente e progressivamente ridotti fino ad azzerarli per qualunque motivazione siano stati pensati ed introdotti.
Questo punto è un punto qualificante della futura politica del governo: sia la sinistra che la destra non hanno mai voluto prendere questa decisione: forse sono tutte e due sul libro paga delle grandi imprese? O non hanno una idea di insieme della economia del futuro?
Canio Trione