Briganti non emigranti
In alcuni paesini del sud si trovano in bella evidenza scritte sui muri le parole “briganti non emigranti”; stanno lì a descrivere la ribellione (non certo armata) tutta identitaria delle genti del sud stanche della propria civile mitezza scambiata per arrendevolezza. Nel sud, specie i giovani, non intendono arrendersi alle evidenti ingiustizie che costringono centinaia di migliaia di loro ad emigrare.
Molti di essi infatti non si fanno lusingare dalle laute paghe promesse (peraltro mai mantenute) dalle mega organizzazioni nazionali e sovranazionali e restano qui per aprire una piccola cantina o un modesto ristorante in cui esprimere il proprio orgoglio di figli di questa Terra. Terra economicamente povera per i soprusi subiti, ma forte della maggiore civiltà di sempre. A ben vedere ci accorgiamo che in quella scritta “briganti non emigranti” non si ritrovano solo i figli di questa Terra Mediterranea ma anche i nordici che oggi cominciano a capire che si è “sempre meridionali di qualcuno” e quindi anche i padani devono espatriare per soddisfare le ambizioni totalmente vacue che gli hanno instillato.
Naturalmente dai tempi dell’espatrio forzato le tecniche di persuasione sono cambiate; oggi si enunciano vere e proprie teorie filosofiche internazionaliste che inducono la gente a credere che tutti devono andare dove vogliono e dove gli conviene essendoci un solo scopo nella vita: il danaro e il successo. Per scoprire poi che il danaro lo fanno le multinazionali che spadroneggiano nell’intero globo mentre i nostri figli portano ricchezza ad altri e ad altri territori. Così quel messaggio apparentemente limitato alla nostra Terra oggi è divenuto il grido di orgoglio di tutta l’Italia e di tutto il sud Europa che ha perso ognuna delle regole e i valori con i quali è nato. E si sta svegliando. I mediterranei non decidono quale è la propria moneta, non possono detenere i propri soldi, non decidono se fare la guerra o no, devono spendere i soldi che devono restituire (PNRR) come altri decidono, corrono il serio rischio di mangiare cavallette e carne sintetica, devono assumere medicine sconosciute, non si sa bene se la propria madre si può chiamare mamma o genitore uno o due… e milioni di obblighi che vanno dalla raccolta differenziata all’uso dell’energia al tipo di lampadina o cucina da usare, il crocifisso a scuola, il meridionalismo si svela ormai come l’unico messaggio di civiltà fieramente contrapposto al famelico efficientismo tecnocratico che sta pervadendo l’intera esistenza di ognuno di noi. Il meridionalismo (che qualcuno da sempre ha cercato di trasformare in umile e reiterata domanda di alcune strade, ferrovie o ponti) si scopre essere identitario e si oppone fieramente al mondialismo imposto da una dottrina trasformata dai media in una religione prettamente dogmatica.
Forse ci voleva l’immenso imbroglio dei vaccini per formare questa collettiva presa di coscienza che nessun pensatore e nessuna loggia segreta avrebbe avuto la forza di scatenare; nei retropensieri di tutti sta nascendo un moto di ribellione che lentamente si sta diffondendo e radicando; il futuro sarà di quel moto di ribellione delle identità ritornate a rappresentare quella realtà sacra ed inviolabile che è la persona umana.
Canio Trione