Aree Zes e sviluppo economico del sud
L’economia odierna è interamente trasformata rispetto a quella che ci hanno insegnato all’università. A mero titolo di esempio rileviamo che il tasso di interesse non è il frutto dell’incontro tra domanda ed offerta di risparmio ma è determinato dalla Banca Centrale che può creare risparmio con un click senza tirare o far tirare la cinghia a nessuno. L’inflazione è influenzata pesantemente dalla Banca Centrale. Il Pil dipende dalla spesa del PNRR (che altro non è che nuovo debito) e non dall’impegno lavorativo e creativo di milioni di imprese e di lavoratori…
Praticamente l’economia è interamente dipendente dalla politica e dalla tecnostruttura burocratica che però non solo funziona male ma costituisce una vera e propria dittatura. Inoltre quella tecnostruttura nella sua forza dittatoriale dirige lo sviluppo indirizzandolo dove ritiene slegandosi dalla realtà della gente comune. Una specie di apocalissi economico-democratica annunciata.
Così anche per quel che riguarda lo sviluppo del sud si propone di realizzarlo con investimenti indotti dalle ZES. Cioè in aree precise del sud si cerca di convogliare soldi di investitori esterni all’area invogliando costoro con la promessa di profitti quasi certi grazie a tasse basse, burocrazia ridotta e aiuti finanziari. Qualcuno potrebbe dire che è facile fare impresa così! Altri si chiederebbero se questo non costituisce una forte distorsione della concorrenza a tutto danno delle imprese locali che non beneficiano degli stessi privilegi. Altri ancora rileverebbero che queste imprese essendo così favorite dalla legislazione possono strapagare nuovi dipendenti togliendoli alle imprese meridionali che pagano le tasse regolarmente senza percepire aiuti.
Qualcuno -più perspicace della media- si porrebbe il problema del dove queste imprese pagherebbero le (poche) loro tasse visto che hanno sede legale altrove. Insomma una serie infinita di questioni che evidenzia come queste Zone Economiche Speciali sono perfette per le imprese multinazionali che vogliono fare profitti ma sono la pietra tombale per l’economia locale. Cosa peraltro già sperimentata in ogni parte del mondo. Come mai nessuno ci ha pensato? Certo, molti degli addetti alle ZES non hanno alcuna cultura economica e sono stati cooptati perché amici di qualcuno che fa il signorotto locale del momento. Ma molti altri sanno perfettamente che non servono affatto a rilanciare il sud ma a rilanciare le imprese più grandi, ma è quello che vogliono i politicanti locali, nazionali ed europei visto che le imprese maggiori costituiscono delle lobby che hanno dimestichezza con le mazzette e con le assunzioni suggerite dai capibastone delle clientele politiche. Probabilmente c’è ancora dell’altro ma rimandiamo ad altra volta la sua enunciazione. I media, dal canto loro, hanno sempre sostenuto queste politiche di colonizzazione del sud probabilmente perché anche loro sono vittime della stessa ignoranza o interesse che abbiamo appena detto.
In questo momento il sud grazie a turismo ed agroalimentare comincia a crearsi un proprio modello di sviluppo nonostante il fisco, nonostante la burocrazia, nonostante l’assenza di liquidità e di sistema bancario locale, nonostante le imprese sovranazionali che si sono installate qui, in una parola: Nonostante lo Stato, eroicamente il sud sta individuando un proprio percorso; naturalmente ha bisogno di lavoratori qualificati, abbondanti e a buon mercato; invece si fa di tutto per fermare questo sviluppo genuino con ulteriore persecuzione fiscale e togliendo alle imprese del sud i propri figli inducendoli o a emigrare o ad andare ad arricchire le imprese estere che vengono qui a sfruttarci, tutto ciò significa che il sud è destinato a rimanere una colonia ove attingere a piene mani soldi dei contribuenti e braccia e menti geniali da sfruttare. E le sinistre (come molta destra) sono perfettamente felici di realizzare tale scenario. Per evitare la distorsione della concorrenza in un’area grande come il sud Italia è necessario che le condizioni previste per le nuove imprese delle ZES siano applicate anche a quelle già esistenti; è una regola elementare che risponde al detto per il quale “la legge è uguale per tutti” e specialmente quella economica, amministrativa e fiscale.
Quindi il sud ha bisogno di una sua legislazione speciale perché speciale è la sua economia ma all’interno del meridione non devono esistere figli e figliastri… Evidentemente la discrezionalità autoritaria delle nostre istituzioni è ormai tale, sia a sinistra come a destra, che ormai si passa sopra a tutti i principi su cui si fonda la democrazia e la civiltà. Perché si vuole costruire un futuro di feudatari che si reggano (come già si reggono) sui privilegi erogati dalla politica e sul saccheggio sistematico delle proprietà pubbliche e del bilancio pubblico finanziato dai contribuenti. I quali però non hanno nessuna voce.
Canio Trione