Il Sudafrica per la pace
Un comunicato striminzito ci fa sapere che il Sudafrica -nella persona del suo presidente Cyril Ramaphosa- assieme ad altri stati africani ha avviato una iniziativa diplomatica intesa a cercare la pace nella guerra russo-ucraina. È da varie settimane che si lavora in questo senso. Non ci sarebbe altro da dire se non che è un fatto significativo che l’Africa comincia a svolgere un ruolo non più secondario nella diplomazia internazionale.
Beninteso, non vi sono grandi speranze di successo ma non si può credere che in Sudafrica non siano coscienti delle difficoltà né, tanto meno, i due interlocutori hanno alimentato il seppur minimo ottimismo. Anzi, le loro risposte possono essere lette come ulteriore benzina sul fuoco. Non si conosce nulla delle proposte contenute nel piano di pace, ma entrambi i contendenti hanno accettato di incontrare la delegazione africana. Per il momento i fatti certi sono: l’Africa e il Sudafrica in specie intendono entrare nella diplomazia internazionale dalla porta principale e certamente le diplomazie delle grandi potenze non ne sono felici; i due contendenti si arroccano sulle rispettive posizioni sapendo che questo è un modo per far fallire ogni ipotesi di pace; Ramaphosa è stato ricevuto per dare alla opinione pubblica mondiale l’idea che la Russia ma anche l’Ucraina non chiudono la porta ai tentativi di pacificazione anche nella ipotesi che non sia vero.
Molto poco specie se lo raffrontiamo con le grandi manovre Nato di questi giorni pensate per affilare le armi non certo per deporle o con la dichiarazione ucraina che non si siede ad un tavolo fino a quando la Russia non avrà lasciato i territori occupati. Sembra che nessuno voglia la pace e che la guerra sia stata avviata per ragioni ben diverse dai territori contesi e dalle altre amenità che ci raccontano.
La sortita africana fa affidamento su un altro tema: la crescente influenza anche economica dei “non allineati” (se così possiamo chiamarli) o Brics, per meglio dire sulla possibilità che alcuni o molti paesi creino un proprio spazio economico-politico che potrebbe rendere la vita difficile ai potenti dell’Occidente e dell’Oriente. Questa possibilità ormai sempre più tangibile potrebbe cominciare a suscitare interesse per i belligeranti e coloro che li sostengono.
Noi riteniamo che gli strateghi che stanno dietro alle decisioni che hanno portato alla guerra hanno previsto una ipotesi del genere e l’hanno accettata semplicemente perché non sono né russi, né americani, né europei e hanno interesse a fare la guerra non certo a far vincere l’uno o l’altro ma per altre ragioni ancora non chiare. D’altronde se si rifiutano tutte le ipotesi di pace sapendo che nessuno dei due potrà vincere la guerra senza distruggere mezzo mondo, vuol dire che si vuole la guerra per la guerra. Peraltro prevedere che la Russia e la Cina si sarebbero cercate una vita economica e politica slegata dall’Occidente non è mai stata operazione difficile, chi non capirebbe da subito che sarebbe andata così? e chi non capirebbe che in un momento così delicato finanziariamente potrebbe accadere una rottura degli equilibri finanziari globali sul modello della crisi Lehman? Quindi è questo che vogliono?
L’unica concretezza che potrebbe uscire da questo tentativo è lo smascherare le vere ragioni del conflitto cosa che è l’unica che potrebbe indurre i contendenti a fermarsi.
Canio Trione