Dei diritti e della pec
In nome di una ideologia modernista stanno scomparendo i principali diritti dei Cittadini, gettando via anni di elaborazioni giuridiche processuali e sostanziali. Lo snodo principale di questa vicenda è sulla conoscenza/conoscibilità degli atti; di tutti gli atti: giudiziari, amministrativi, fiscali, commerciali. Ebbene, nascosta dalla digitalizzazione, la comunicazione sta inerpicandosi su strade impervie e sconosciute: può la PEC essere garantista? La risposta è certamente no.
La PEC sta perdendo rapidamente i suoi connotati di rapidità e certezza, creando una serie di problematiche che – non essendo risolvibili – potranno concludersi solo con la compressione dei nostri diritti costituzionalmente garantiti: innanzi tutto il Diritto di Difesa, poi il Diritto alla Segretezza della corrispondenza ed, infine, la inibizione dell’attività d’impresa.
Il presupposto della funzionalità della PEC è che essa debba sostituire la comunicazione cartacea a mezzo raccomandata, ma ci sono molti (troppi) punti oscuri. Se un soggetto ha una PEC per ragioni professionali – facciamo un esempio – e cessa la propria attività, verrà meno la funzione di tenuta obbligatoria della PEC , quindi la disdetterà, ma la PEC continuerà ad esistere sino a quando il gestore non la cancellerà; nel frattempo Enti, Fisco e quant’altro continueranno ad effettuare notifiche di atti o cartelle esattoriali, ricevendo una ricevuta di accettazione, ma non di consegna oppure di consegna di una PEC che l’utente non potrà aprire e leggere, perché non ha più pagato il gestore.
Cosa accadrà? che l’Ente procederà, all’insaputa dell’ignaro cittadino che potrebbe trovare – un bel giorno – l’Ufficiale Giudiziario davanti alla propria porta di casa. Che dire, poi, degli atti irripetibili o di quelli che possono avere rilevanti conseguenze personali o patrimoniali? Saranno valide tutte queste notifiche o si dovrà ulteriormente ingolfare di lavoro i tribunali e le commissioni tributarie di opposizioni a notifiche mai completatesi?
Vedete bene che il problema non è di poco conto ed i nostri governanti (di cui non ci importa l’orientamento politico, stante la loro completa ignoranza dei problemi della vita reale, forse perché in questa vita erano per la maggior parte nulla facenti!) ora stanno pensando – ADDIRITTURA! – di imporre la tenuta di una PEC anche alle persone fisiche, come se fossimo una popolazione 4.0 ed, invece, siamo una società composta di persone più che adulte.
Molti anziani non hanno mai usato un computer e già oggi devono recarsi in un CAF o da un professionista per ottenere l’assistenza della ASL o dell’INPS. E’ un sistema equo? è un sistema che tutela le c.d. minoranze? Lascio a voi trarre le conseguenze.
Possiamo solo sottolineare che i rischi sono ben più dei vantaggi e non perché si vuole combattere una guerra di “retroguardia” a difesa dello status quo, ma perché il moderrnismo deve avere delle temperanze, altrimenti i costi supereranno i benefici.
Si tratta di salvaguardare i Diritti, non di avvantaggiare qualcuno, ma consentire a tutti di essere sullo stesso piano: giovani ed anziani, ricchi e poveri, scienziati ed ignoranti. La digitalizzazione non può e non deve essere uno strumento di distruzione di massa dei nostri Diritti.
Rocco Suma