Ma il bambino di chi è?
Per fare un bambino serve che materiale femminile si unisca a materiale maschile. Il produttore del materiale maschile che ha un nome e un cognome è il padre del bambino mentre la mamma (che ha anch’essa un nome e un cognome) è colei che ha messo il materiale femminile. Entrambi contribuiscono con il proprio bagaglio genetico e il bambino sarà portatore di quei due bagagli genetici opportunamente miscelati in maniera originalissima che si chiama identità individuale. Quindi esiste un babbo e una mamma. Ognuno di essi può non riconoscere il bambino come suo e quindi quel bambino viene avviato alla adozione secondo quanto previsto dalla legge.
Ovvietà? Non tanto scontate però visto che si discetta di come far divenire genitori due dello stesso sesso. E per far questo si ricorre ad ogni forzatura immaginabile e si pretende che il resto del creato si inchini alle loro fantasie. Questi temi etici sono adatti ad essere utilizzati quando si sta per riscrivere il Trattato di Maastricht o quando si sta per fare un altro scippo enorme ai cittadini (come il MES) perché riscaldano i cuori e distraggono l’opinione pubblica senza che costino nulla alle casse dell’erario.
Ma la questione di fatto non esiste. Se comperi del materiale maschile o femminile non per questo divieni padre. Quando Giulio Cesare volle far proprio un figlio con altrui bagaglio genetico adottò Ottaviano (come anche altri) che quindi divenne suo figlio tanto da divenire suo erede. Ma adottivo secondo la legge dell’epoca. Stessa cosa faranno moltissimi altri imperatori dopo di lui. Si dicono figli adottivi e che sono parificati agli altri. Il diritto non ha bisogno di fare nuove “leggi” ad usum delphini; da millenni ha regolato la cosa nel modo più aderente che si possa immaginare alla natura e all’interesse della società e dei suoi componenti.
Il delirio di onnipotenza che ha pervaso i tecnocratici ha portato costoro a convincersi che così come la tecnologia ha consentito a masse enormi di ferro a volare o a muoversi anche autonomamente o galleggiare, anche due maschi che si ritengono femmine possano generare; e se per fare questo serve comperare la collaborazione di una femmina vera perché no? Basta forzare un po’ il diritto e stiamo a posto.
Non è così in nessuna maniera o misura!!! semplicemente perché il bagaglio genetico del bimbo è dato dai genitori veri e non dalle astrazioni giuridiche. Asserire che il bagaglio genetico sia irrilevante ai fini giuridici è parzialmente esatto ma solo se lo adotti cioè se i veri genitori muoiono o lo disconoscono; cioè devi rispettare la legge naturale non farne una o tante che presumano quello che vuoi tu. O il figlio è tuo con il tuo bagaglio genetico o è adottivo quindi rimane di altri ma per una convenzione giuridica e solo per questa è tuo. Che poi due genitori dello stesso sesso siano adatti alla formazione culturale ed umana di un bimbo e quindi meritevoli di adottarlo è una valutazione molto seria che esula dalla questione che adesso si dibatte sulla procreazione assistita.
Ma comperare materiale maschile o femminile e farne un bambino è reato? No, se ci si ferma all’acquisto, ma l’intera operazione si, perché aggira la legge sull’adozione e cerca di aggirare nientemeno che la legge naturale generando una fattispecie mostruosa per cui non è la legge che regolamenta una cosa così importante ma il singolo individuo con i suoi soldi. Mi si dirà che altrove è legalmente consentito, o che il progresso tecnologico ha reso possibile cose impensabili, non è così perché il bambino ha una sua personalità data dal bagaglio genetico e quindi una sua identità che non si deve né violentare, né forzare in alcun modo; e solo lo stato può difendere l’interesse primario di un bimbo o di un nascituro.
Così siamo al punto: la identità. Siamo tutti uguali? La identità non conta? Oppure si? Certuni credono che siamo come i polli da batteria sui quali la questione delle singole identità si può sorvolare bellamente, altri dicono che ogni uomo ha una sua specifica caratteristica che non solo lo differenzia dagli altri ma costituisce la diversità che permette all’umanità di creare quello che prima non c’era: è la identità che permette la diversità e quindi il progresso; diversamente saremmo come le amebe sempre uguali a se stessi e a come eravamo.
Ognuno può farsi una propria idea ed è essenziale che così accada ma l’intera materia è un falso problema; ma è da dire di più: l’aver toccato un punto così basilare della vita umana significa che ormai il culto della tecnologia è arrivato alla fine della sua parabola cioè al momento di fagocitare l’uomo che l’ha generata e farlo divenire come se stessa cioè come le macchine tutte uguali a se stesse.
Non passeranno.
Cani