Il senso estetico della massa è la bellezza artificiale
È attribuibile a Dostoevskij la frase “la bellezza salverà il mondo”. Da qualche tempo questa accezione letteraria è stata trasformata in senso estetico. È evidentemente il prodotto della superficialità attuale. Che per taluni aspetti evidenzia elementi di follia di massa.
Se si pensa all’estetica, non si può non pensare al botulino. Alla chirurgia plastica come strumento di bellezza esteriore ad uso soprattutto della donna, tale strumento è comunque considerato anche dall’universo maschile. Accanto a questo diffuso fenomeno, è scoppiato da qualche anno una nuova omogenea forma bellezza, il turismo dentale. Spesso propinato come una vera opportunità commerciale da non perdere, basta fare un giro su internet per trovare offerte di tale effetto. ”nel prezzo è compreso l’abbonamento dei mezzi pubblici di Budapest, un giro turistico, l’intervento di un interprete madrelingua, il taxi, oltre che naturalmente la visita preliminare. Se invece il lavoro dovesse valere almeno 1800 euro, ecco che nel prezzo spunterebbe anche il rimborso dell’aereo e una notte in un hotel convenzionato”.
E pensare che, mentre da noi in Puglia l’est Europa è raggiungibile in aereo, semmai in alternativa, dal mare. In altre regioni si organizzano pullman di persone accomunate dall’idea (ed il desiderio ) di farsi rimpicciolire i propri denti per farsi impiantare una dentatura finta, ma brillante, omogenea, e più adatta ad un sorriso da social media. Come ogni moda, anche questa è stata lanciata dallo star system, e quindi ormai non si contano le star con le riabilitazioni dentali.
Del resto il pensiero unico si fortifica e si diffonde sfruttando i sistemi di potere abili ad influenzare il pensiero comune. Ecco quindi lo svilupparsi di tante sponsorizzazioni social per permettere la diffusione e la massificazione di tale fenomeno.
Purtroppo l’idea di perfezione, insita nella società attuale, oggi si spinge anche al desiderio di mettere al mondo, attraverso un utero in affitto, bambini con dei canoni estetici precisi, scelti accuratamente prima della contrattazione con la madre surrogata.
Non è pensabile che l’auspicio di Dostoevskij portasse al risultato odierno. È più credibile che il messaggio dello scrittore puntasse alla bellezza interiore, di ognuno di noi, e quindi sicuramente a carattistiche adatte a tirar fuori il meglio della propria intelligenza, quella divergente, creativa, quella per cui Bertrand Russell la identificava come il peso che inclina il piano. Ma la superficialità costante degli ultimi decenni ha prodotto un’intelligenza convergente, uniforme, artificiale, tecnologica, intesa ad appiattire le menti, piuttosto che ad espanderle. O no…
Giuseppe Romito