Ma il denaro ha un odore?
Tre sono i pilastri in cui la democrazia fonda la propria forza: il potere esecutivo, il legislativo ed il giudiziario. Nelle democrazie più evolute, a fare da “cane da guardia” ci sarebbe la stampa, necessariamente indipendente. Oggi, però, non è più così da tempo, poiché l’economia è entrata potentemente e proditoriamente in scena, alterando gli equilibri del sistema, probabilmente in maniera irreversibile.
Nuova democrazia? Non crediamo, piuttosto l’ennesima giravolta della storia, che nel suo ripetersi su schemi consolidati, ne varia sempre le conclusioni.
In Italia, dalla rivoluzione industriale in poi, ogni potere politico si è rispecchiano in quello economico, non guidandolo, ma assecondandolo. Ora siamo alla fase nuova – e vecchia allo stesso tempo – in cui la finanza (figliastra dell’economia) dirige la politica dell’esecutivo e del legislativo, lasciando al giudiziario l’onere di fare da argine, mentre la stampa è (ormai) per lo più prezzolata, incapace di essere super partes. Perché proprio oggi queste riflessioni? Perché abbiamo avuto la prova provata che l’intrusione della finanza nella gestione del potere ha travalicato le forme di democrazia, arrivando ad interferire con gli Stati autoritari o, addirittura, dittatoriali. Come leggere, altrimenti, ciò che sta accadendo in Russia, dove lo scontro tutto interno alle gerarchie del potere rischia di modificare gli esiti di un conflitto con riflessi globali?
La Wagner è l’emblema della sottrazione del potere militare allo Stato, quando lo Stato lascia fare il gioco “sporco” ad altri, per evitare la compromissione definitiva della propria immagine politica, maschera del cinismo senza tempo. D’altronde la parola mercenario vorrà pure dire qualcosa! Ed è da sempre sinonimo di precarietà ed assenza di lealtà. Il mercenario come forza interclusa fra l’amico ed il nemico: in un mondo in cui tutto si monetizza, anche l’epica della guerra scompare.
Rocco Suma