Guerra civile in salsa francese?

Non è semplice avere notizie certe sugli scontri che dilagano in Francia. Certo è che quello è un mondo molto particolare: la gente pensa di poter fare da sola e non solo per la famosa frase della Marsigliese “aux armes, citoyens” che non favorisce la formazione di una cittadinanza mite, ma anche probabilmente per una ormai antica sfiducia nelle Istituzioni democratiche. Sfiducia che nei decenni ha radicato la convinzione che i rappresentanti politici di ogni schieramento alla fine sono tutti ispirati da logiche non condivise. Ma anche il governo francese che potrebbe seguire linee di azione meno bellicose, mostra i muscoli mandando in guerra civile (come è stata denominata) decine di migliaia di agenti. Ancor peggio è da dire della opposizione di destra che per sostenere la legalità finisce con lo schierarsi con la parte politica sinistra chiaramente bellicista verso i dimostranti.  

Che così rimangono, ancora una volta, soli e privi di rappresentanza democratica e politica. E questa sarebbe la Francia moderna ed evoluta!? Solo la repressione è la risposta a questo disagio sociale? Ma è solo un disagio sociale o c’è ancora dell’altro?  

Quindi sono tutti comportamenti non propriamente miti e democratici. Non v’è chi non ricorda che financo de Gaulle si dimise per essere stato sconfitto in un referendum istituzionale ma sostanzialmente per via del vento contrario che spirava dalle rimostranze del maggio ’68. Erano altri tempi ed altri uomini -mi si dirà- e cioè erano tempi in cui il potere lo traevi dal consenso; mentre oggi evidentemente i leader si sentono e sono legittimati da altri che non i propri cittadini. La gente non fa questi ragionamenti contorti ma fiuta che le cose non stanno come dovrebbero e la inossidabilità del potere costituito dopo la prima, la seconda, la terza ondata di dimostrazioni molto partecipate non fa che incattivire tutti a cominciare dalle periferie. L’alleanza tra politica-grandeimpresa-grandebanca-PubblicaAmministrazione che detiene tutto il potere produce milioni di esclusi che quindi non sono un problema sociale o economico ma politico. L’equilibrio delle forza è rotto e i deboli non ci stanno più a continuare a subire.  

Peraltro questa cosa delle proteste a ben guardare non è di questi ultimi anni ma viene da molto lontano. All’inizio erano i black block che sembravano una minoranza di facinorosi, poi a poco a poco le fila dei dimostranti si sono affollate.  

Quindi la prima vittima di questi giorni di scontri è stata la democrazia rappresentativa; come sempre -anche nel passato remoto- sarà la piazza ad incaricarsi di sostituirsi ai politicanti cominciando da Parigi e dalla Francia e continuando chissà dove.   Ma come mai i governanti (e assieme a loro tutto l’universo degli inseriti cominciando dagli addetti alla Pubblica Amministrazione) ritengono di detenere un potere tale da poter prescindere dal consenso? Primo: loro pensano di poter indirizzare e condizionare il pensiero, l’azione e il consenso della maggior parte della popolazione perchè hanno la capacità attraverso media e le tecniche di orientamento delle masse di far stare buona la maggioranza e isolare le minoranze; secondo: detengono tutti i dati e le informazioni che permettono loro di arrivare ad ognuno dei cittadini; terzo: possono bloccare i conti nelle banche come hanno fatto in Canada recentemente; quarto: la polizia detiene strumenti di repressione “morbidi” che riescono a fermare le proteste senza spargimento di sangue; ecc. ecc. cioè detengono una serie di tecnologie che conferiscono loro un potere enorme su ognuno dei cittadini e sulle masse di protestatari. Cioè la tecnologia riesce ad accentrare in pochissime mani un potere che né Giulio Cesare, né Hitler, né Stalin potevano pensare di avere mai! La massa di informazioni e di tecniche affinate in decenni di manipolazione del consenso ha dato ai detentori delle poltrone che contano un senso di onnipotenza che le masse pur non razionalizzando tutto ciò capiscono essere la fine di ogni speranza per il futuro. E quindi credono nel fatto che è questione di vita o di morte.  

Solo la fine di questo sistema, credono ormai in tanti, forse porterà un futuro vivibile per la gente semplice.   Questa apocalittica credenza originata dalla malapolitica recente e meno recente è l’unica spiegazione del reiterarsi delle proteste quale che sia la motivazione scatenante: le pensioni, il vaccino, l’uccisione di un ragazzo  sono dei casi concreti di classica scintilla che fa scatenare un disagio e una rabbia tenuti nel silenzio dalla mancanza di un Robespierre o comunque di una guida che conduca al ribaltamento della situazione.   Come ce ne usciamo? I potenti sono tre: “il Papa, il Re e chi non tiene niente” dice un antico adagio popolare e deve essere il potere costituito a temere quelli che non tengono niente e quindi a modificare il proprio comportamento; non basta certo mandare qualche spicciolo a casa degli indigenti (che pure è doveroso), ma serve cambiare alla radice la cultura di governo; e questa  non è una opzione che si può omettere o rimandare; prima che si imbocchi la strada senza ritorno della guerra civile vera, solo i potenti possono cambiare e devono farlo.

Canio Trione