Rapporto Istat 2023: giovani sempre più vulnerabili
Il rapporto Istat 2023, riferito all’anno precedente, mostra un’Italia che continua a resistere e reagire alla crisi di guerra, alla crisi energetica, all’inflazione tanto che il Pil nel 2022 cresce (+3,7%).
Di fronte a questo dato positivo fanno eco però i numeri sulla vulnerabilità dei giovani infatti nel nostro paese gli indicatori del benessere dei giovani sono ai livelli più bassi in Europa e, nel 2022, quasi un ragazzo su due tra 18 e 34 anni ha almeno un segnale di deprivazione, 4 milioni e 870 mila persone. Secondo l’Istat, la sfera con maggiori difficoltà è quella di istruzione e lavoro.
Dal rapporto risulta che circa 1,7 milioni di giovani, quasi un quinto di chi ha tra 15 e 29 anni, non studia, non lavora e non è inserito in percorsi di formazione (i cosiddetti Neet). La quota di Neet cala fino a tornare a un livello prossimo al minimo del 2007, ma resta sopra la media Ue di oltre 7 punti e più bassa solo a quello della Romania.
Il fenomeno dei Neet coinvolge di più le ragazze (20,5%) e, soprattutto, i residenti nelle regioni del Mezzogiorno (27,9%) e gli stranieri (28,8%). In Sicilia i Neet sono quasi un terzo dei giovani tra i 15 e i 29 anni, mentre la quota raggiunge il valore minimo, 9,9%, nella Provincia autonoma di Bolzano. L’incidenza dei Neet diminuisce al crescere del titolo di studio: è di circa il 20% tra i giovani diplomati o con al più la licenza media, mentre si ferma al 14% tra i laureati.
Circa un terzo dei Neet (559 mila) è disoccupato, nella metà dei casi da almeno 12 mesi (il 62% nel Mezzogiorno, contro il 39,5% nel Nord).
In relazione alla dispersione scolastica si evidenzia che l’11,5% ha abbandonato senza ottenere diploma superiore nel 2022 anche se tra il 2012 e il 2022, la quota di giovani tra 25 e 34 anni che hanno conseguito almeno un titolo di studio secondario superiore è cresciuta di 6 punti percentuali, raggiungendo il 78 per cento.
Il divario tra Nord e sud permane per i giovani 25-34enni la differenza con la media nazionale è di 4,7 punti percentuali al Sud e 9,1 nelle Isole, mentre la situazione più favorevole è per le ragazze, con una quota di oltre 5 punti superiore a quella dei coetanei maschi.
Il rapporto rivela la necessità di andare a ritroso e garantire a tutti i bambini secondo equità i servizi essenziali per arginare la povertà educative e sociale affinchè nessuno sia penalizzato dalle condizioni di fragilità dei propri contesti familiari.
Antonella Cirese