Hanno preso la Bastiglia o hanno preso un granchio?

Il quattordici luglio ricorre la presa della Bastiglia e quindi i francesi ricordano questo evento che evoca la rivoluzione francese. Usualmente ne sono orgogliosi e fanno pensare al resto del mondo che da lì è nata una rivoluzione di civiltà di cui tutti indistintamente hanno beneficiato.

Però alcuni nostri lettori mi hanno chiesto come mai per una celebrazione si devono mobilitare trecento mila poliziotti e vigili vari? Di cosa hanno paura i governanti di Parigi? Temono che la gente prenda troppo sul serio quella esperienza e ne faccia un’altra di rivoluzione? E perché i francesi dovrebbero avercela con i loro governanti? Non va tutto bene? La democrazia, per caso, è un po’ in crisi da quelle parti? Noi non abbiamo notizie così approfondite e quindi ci atteniamo ai fatti che le televisioni tempestivamente ci mandano; ma è impressionante pensare che un sistema democratico abbia bisogno di un esercito di quella portata per difendere una manifestazione.  

A ben vedere la rivoluzione non è stata una cosa “democratica”! si è sparso sangue francese e innocente a fiumi!!una guerra civile di inaudita ferocia che sarebbe stato meglio lasciare nel progressivo oblìo per non indurre ad emulazioni. La gente non andava tanto per il sottile e degli ideali democratici non era molto a conoscenza; quelli che ne hanno beneficiato hanno poi realizzato imperi e regni ancor più sanguinari inaugurando il periodo delle guerre giuste (e cose simili) e lotte tra ideologie di cui siamo ancora oggi vittime. Come se non bastasse si è aperta la corsa alla modernità tecnologica che ci è stata rappresentata come cosa straordinariamente bella mentre tra disastri ambientali, nevrosi collettive e armi tecnologiche più o meno intelligenti si sono ammazzate decine di milioni di persone. Quindi se questa è la eredità di quei giorni forse sarebbe stato meglio non farne nulla e, tanto meno, è civile oggi celebrarli.  

I francesi in fatto di autostima si sa non sono secondi a nessuno e quindi si sono superati mettendo nel proprio inno nazionale la frase “aux armes les citoyens” cioè “cittadini prendete le armi” (contro l’ingiustizia e la sopraffazione ndr) che come frase bellicista nel simbolo canoro di un popolo, non c’è male; forse Attila e altri suoi conterranei di ogni tempo si sarebbe entusiasmato a tale prospettiva ma la civiltà almeno per noi è altra cosa ed ha a che fare con la mitezza. Tutto il mondo ha subito la influenza di tali esempi sanguinari e ancora nessuno ha pensato di cercare in altri popoli come il nostro, esempi di minore bellicosità.  

Quindi se gli italiani non riscoprono il loro di messaggio di civiltà, di solidarietà, di tolleranza, socialità nel rispetto dei principi eterni del diritto di Roma, continueremo ad assistere a queste contraddittorie celebrazioni che, speriamo insegnino solo a disdegnarle: il tempo della violenza è finito e anche i francesi devono farsene una ragione.