Filiera bioplastiche compostabili in crescita
Al convegno organizzato da Assobioplastiche, Consorzio Biorepack e CIC (Consorzio Italiano Compostatori), prima riunione di tutta la filiera italiana delle bioplastiche compostabili, è stato presentato il IX Rapporto sulla filiera italiana delle bioplastiche compostabili dal quale emerge che in Italia questa filiera continua a crescere infatti aumentano occupazione, volumi e fatturato; a cui si aggiungono anche gli aumenti del tasso di riciclo degli imballaggi in bioplastica compostabile, della popolazione coperta e dei corrispettivi economici riconosciuti ai Comuni.
Buoni sono anche i dati relativi alle attività di riciclo in quanto il 60,7% degli imballaggi in bioplastica compostabile immessi sul mercato sono stati correttamente riciclati insieme ai rifiuti organici, superando con 8 anni di anticipo gli obiettivi fissati dalle normative (55% entro il 2030); in parallelo è cresciuto il numero dei Comuni italiani convenzionati con Biorepack (48% del totale) e, di conseguenza, della popolazione servita (64% del totale); ed infine agli enti locali convenzionati sono stati riconosciuti corrispettivi economici per 9,3 milioni di euro, 1,8 milioni in più rispetto al 2021, a copertura dei costi di raccolta, trasporto e trattamento degli imballaggi in bioplastica compostabile conferiti insieme ai rifiuti domestici.
Non meno buoni sono i dati relativi alle attività di trattamento infatti gli impianti di compostaggio distribuiti nelle diverse regioni italiane hanno trattato 4 milioni di tonnellate di rifiuti organici, grazie a cui si sono ottenuti oltre 2 milioni di tonnellate di compost (il 34% delle quali a marchio CIC), riportando nei terreni agricoli 440.000 tonnellate di carbonio organico e risparmiando 5,4 megatonnellate di CO2 equivalente.
Notizie positive tenendo conto che il nostro paese è leader al livello continentale nel settore della bioeconomia circolare in cui ha una posizione strategica la filiera delle bioplastiche compostabili.
Dal rapporto però emergono alcune criticità quali il tasso dei sacchetti illegali che è salito dal 22% del 2021 al 28% del 2022, inoltre massiccia è la presenza dei manufatti cosiddetti “riutilizzabili che ha messo in crisi il monouso compostabile, che ha sostenuto il comparto lo scorso anno e che ora è in forte difficoltà a seguito appunto della diffusione dei piatti cosiddetti ‘riutilizzabili’ in plastica convenzionale ma venduti con la dicitura “riutilizzabile” in questo modo eludendo la norma che vieta il monouso.
I manufatti in plastica tradizionale sono dannosi anche perchè ‘sporcano’ la raccolta dell’umido domestico e così facendo diminuiscono la quantità di compost che è possibile produrre negli impainti.
In conclusione la fotografia scattata dal rapporto fa emergere un settore in forte crescita ma che richiede tutela di qui l’appello congiunto di Assobioplastiche, Biorepack e CIC di rafforzare il meccanismo di controlli e la necessità di un riconoscimento del valore strategico del comparto anche tramite apposita classificazione Ateco/Nac
Antonella Cirese