Tanto tuonò che piovve

L’inflazione è ormai un vero problema.   Nei supermercati quasi tutta la frutta costa più di due euro per chilo; il resto dei prodotti segue a ruota. Le statistiche cercano grossolanamente di racchiudere questo fenomeno in un unico indicatore numerico per ogni territorio ma quello che conta è che esiste una sola certezza: dalla benzina all’olio di oliva i prezzi sono stratosferici. Soccorrono i consumatori i mercatini rionali ove la frutta (per fare lo stesso esempio di prima) difficilmente arriva a costare due euro. Certo, non è la stessa qualità di quella della GDO ma per quelli abituati a frutta maturata sugli alberi e non nelle celle e a zucchine e melanzane brutte e storte e non tutte uguali (tutte cose che indicano genuinità e che non troveremo mai nei grandi supermercati) è certamente una ulteriore grande ragione per preferire le bancarelle. Anche i prodotti dei mercatini però sono ugualmente rincarati anche se rimangono più abbordabili.  

Ma che succede veramente? Cosa cela questo fenomeno mondiale di cui tutti siamo vittime?  

Decenni di danaro stampato in quantità industriale e distribuito a chi non ne aveva bisogno affatto, prima o poi doveva produrre aumento dei prezzi e questo, diciamo noi, è un grande passo avanti. Infatti se ci riflettiamo un pò ci accorgiamo che se è vero che il danno è enorme per chi ha un reddito modesto, per i ricchissimi che hanno fiumi di soldi sui conti bancari o nei titoli di stato, la batosta è molto più grande; lo stesso è da dirsi per gli stipendi faraonici di molti dipendenti pubblici. Certo, questi continueranno a spendere e spandere come sempre ma la loro ricchezza si sta assottigliando sempre più rapidamente perché flussi sempre più importanti di danari si stanno dirigendo verso l’economia reale. Commerciare o produrre zucchine o uva a prezzi spesso di quattro volte quelli di  tre anni fa non risolve i problemi di sostenibilità delle aziende alle prese anch’esse con costi in perenne ascesa, ma cambiano significativamente il funzionamento dell’economia a favore di quella reale e a detrimento di quella finanziaria.  

Purtroppo molte multinazionali come quelle energetiche e alimentari stanno speulando a danno della povera gente che non può non acquistare i loro prodotti, ma nelle sue grandi linee il fenomeno del ridimensionamento della finanza è assolutamente positivo.  

Certo, è durissima! ma il braccio di ferro tra economia reale e finanziaria che ha visto la pima perdere terreno per decenni rispetto alla seconda fino a formare immense bolle finanziarie ingestibili, adesso quel braccio di ferro comincia a premiare l’economia reale. Questo significa più lavoro per tutti, retribuzioni meno simboliche e minore precarietà. I grandi debitori come l’Italia fra non molto registreranno un progressivo miglioramento nella sostenibilità del loro debito…non sapranno spiegarselo ma è uno dei frutti del ridimensionamento della finanza rispetto all’economia reale. Certo, la Bce (come tutte le altre banche centrali) sta sostenendo i tassi di interesse per fermare la corsa dei prezzi che potrebbe portare alla crescita delle retribuzioni… cioè stanno aumentando il potere contrattuale e gli incassi delle banche e delle finanziarie a tutto detrimento dell’economia reale; ma non sembra che l’operazione riesca come vorrebbero: i prezzi si ostinano a salire. Quindi stiamo vivendo un confronto serissimo tra economia reale da un lato e finanza, Banche Centrali e grandi multinazionali dall’altra.  

I grandi “economisti” non hanno capito niente di tutto ciò e tanto meno i politici che dovrebbero contrastare le speculazioni delle mega società quasi monopoliste anziché assecondarle; ma il fenomeno è più forte di tutti e non lo si ferma.   Quindi si deve lottare per la crescita dei redditi più modesti per resistere e superare questa fase ma se l’inflazione continuerà ancora per molto tempo lo strapotere della finanza e la dipendenza dei debitori dalle banche saranno ridimensionati.  

Non è ancora molto, ma un raggio di luce in tante tenebre vogliamo credere che ci sia.

Canio Trione