Qualcuno è contro la Puglia?
È in atto una campagna denigratoria verso uno dei settori che guida la ripresa economica del nostro Paese. Il turismo pare essere preso di mira dalla classe mediatica e giornalistica che ormai non fa più professione, bensì business, vendendo i like sui social, provando a fare influenza eterea, e cercando di vendere copie cartacee, ammesso che si vendano ancora, accanto agli abbonamenti ed alle vendite online. L’aumento dei prezzi non deve essere visto a tutti i costi come una speculazione.
Prima il Covid, poi la crisi energetica con l’aumento dei costi dei beni di prima necessità, l’aumento delle materie prime hanno portato inevitabilmente gli imprenditori ad aumentare i prezzi, le cui percentuali sono assolutamente in linea con quanto sta accadendo in tutti i settori. Le sinistre, che guidano le influenze mediatiche, calcano la mano sulla classe imprenditoriale che fa affari in ambito turistico. Così, se ieri erano i b&b a ricevere le attenzioni eccessive del caso, oggi sono gli stabilimenti balneari ed a ruota i ristoranti.
Ecco quindi spiaccicate sulle pagine online di tutti i giornali locali e nazionali, oltreché sui social, gli scontrini di prezzi aggiunti per piatti condivisi, oppure le interviste a giovanissime influencer seguaci del veganesimo, che si indignano per aver ricevuto un no come risposta da un ristoratore che non serviva cucina vegana. Ancora, prorompenti e poco capaci opinioniste e men che meno probabili giornaliste che spiattellano video amatoriali di litigate con tassisti che non fanno funzionare i pos in favore di pagamenti in nero. In Puglia, nel nuovo paniere turistico entrano di diritto, le pucce a ventisei euro, le frise a sedici euro, le coppe di gelato a cinque euro.
Escono invece i panzerotti, le sgagliozze, le orecchiette, i pasticciotti, le cozze, i frutti di mare, i taralli, le olive in acqua e quelle in calce. Non sarà che questa denigrazione ha un motivo ben preciso? Un argomento che fino a qualche mese fa appassionava il dibattito politico?In attesa di infervorare nuovamente la questione balneare, le sinistre provano ad influenzare la massa diffamando il turismo. Cercando di mettere in difficoltà il governo in carica e destabilizzando l’opinione pubblica con una serie di dati con numeri al ribasso, evidenziando la fuga di turisti verso altri lidi, è proprio il caso di dirlo.
Quindi dopo la fuga di cervelli, adesso anche la fuga turistica. E può essere che la Puglia sia una delle regioni più colpite perché possiede circa Novecento chilometri di coste? Un fatto è certo. Ci si accanisce contro la Puglia, poiché in questa regione il turismo ha successo per via di un fattore inequivocabile. L’identità pugliese è l’elemento attrattivo di questa terra. E se è vero che chi ama viaggiare, lo fa per conoscere altre culture, altri stili di vita, altri costumi ed altre tradizioni, chi viene in Puglia rimane incantato da tutto questo. In Puglia il turismo non è di tipo industriale, è ancora o per fortuna, di tipo artigianale. Nei borghi antichi è presente la vita quotidiana, i profumi genuini delle cucine tipiche, i lavori manuali di massaie che producono le orecchiette davanti ai turisti.
I pescatori che tirano le reti e ritirano le imbarcazioni sulle battigie per vendere il pescato. Queste tradizioni, questi elementi identitari, sono la strategia vincente di un territorio che ha un trend in crescita dagli anni pre COVID a questi ultimi post COVID.
Giuseppe Romito