La strage di Marcinelle e i nostri ragazzi come merce di scambio
L’otto agosto 1956 avvenne il disastro di Marcinelle in Belgio nel quale perirono centinaia di minatori per la più gran parte italiani. Disastro che è stato recentemente rievocato chiedendo maggiore sicurezza sul lavoro.
Tutto nel politicamente corretto. Forse può essere utile sapere come mai quei ragazzi si trovavano in Belgio a lavorare nelle miniere a un chilometro di profondità.
Erano stati promessi dal governo italiano in cambio del carbone di cui le imprese italiane (naturalmente prevalentemente del Nord) avevano disperatamente bisogno a prezzi competitivi. Così furono convinti -con la promessa di un lavoro finalmente retribuito- migliaia di ragazzi del Sud che andarono a lavorare in Belgio. Non ci dilunghiamo nella rappresentazione del tipo di lavoro disumano che andavano a fare ragazzi abituati all’aria aperta che in breve torno di tempo si sono trovati in cunicoli bui sotto terra… ma è evidente la considerazione in cui era tenuta la persona umana, non dico venduta, ma scambiata con il frutto del loro stesso lavoro e cioè il carbone a buon prezzo.
Il prezzo fu pagato dal Sud naturalmente, ma non solo, continuando a svuotare intere regioni delle braccia migliori a decine di migliaia. Ragazzi del Sud che così si ritrovarono inconsapevolmente a contribuire anche con il sacrificio della vita al rilancio delle imprese del Nord e al miracolo economico italiano. Oggi ci si chiede come rilanciare il Sud! ma se parti di esso sono state svuotate che cosa rilanci? e lo si vorrebbe fare mentre il carbone dei nostri tempi -cioè il petrolio- è stato trovato -ironia della sorte- proprio al sud che si dice si vorrebbe rilanciare! e che si fa? non lo si vende alle nostre imprese meridionali a prezzo calmierato (come fu per il carbone belga degli anni cinquanta per garantire maggiore competitività al Made in Italy) ma lo si regala non si sa bene perché a non si sa bene chi!! E i nostri giovani continuano ad andarsene a lavorare lontano anche senza il carbone da avere in cambio!! e vanno a lavorare lontano sempre in cambio del proverbiale piatto di lenticchie con il quale spesso riescono con fatica e rinunzie a pagare il fitto di casa.
Circostanza che non emerge nella retorica delle commemorazioni che invece si concentra sulla sicurezza sul lavoro come se si potesse con una legge italiana o con un auspicio delle nostre Autorità garantire la sicurezza in imprese che stanno in un’altra nazione.
È assolutamente stupefacente che nessuno abbia detto una parola su questa situazione incredibile neanche le tante associazioni e partiti meridionalisti che si candidano a riscattare il Sud. Il nostro petrolio (che non è poi tanto ma esiste tant’è che siamo i secondi produttori d’Europa di petrolio e per il Sud è più che sufficiente) viene letteralmente sottratto ai meridionali sotto il loro naso in cambio di alcune mance mentre da noi si paga la benzina come se il petrolio lo pagassimo a quelli del Golfo Persico.
Perché i politicanti meridionali che potrebbero fare il pieno di voti con argomenti così semplici da diffondere, non profferiscono una sola parola su questo tema? Cosa c’è dietro? E se non lo fanno che tipo di Sud ci stanno preparando per il futuro? Proviamo ad azzardare una ipotesi? I più capaci li mandiamo all’estero ad arricchire imprese estere mentre gli altri li manteniamo con una mancetta mensile o nel pubblico impiego che li consenta di stare assisi nei bar da mane a sera. E gli diremo che sono scansafatiche.
Canio Trione