Smarriti in un mondo senza riferimenti

Immaginiamo che un notabile cittadino, seguito in ogni sua iniziativa da gran parte della popolazione, trasgredisca le regole del comune vivere civile. Inevitabilmente, buona parte del suo seguito, dopo alcuni momenti di perplessità, imiterà il referente locale nel comportamento trasgressivo, giustificato dalla iniziativa assunta dalla persona ritenuta esemplare.

Se un semaforo che segna rosso, non viene rispettato dalle forze dell’ordine, non impegnate in un inseguimento, o da una ambulanza che non trasporta infortunati, costituirà motivo di emulazioni da parte di altri cittadini. Se gli addetti al rispetto delle regole, le eludono, possono farlo tutti gli altri e non potrà essere contestata loro alcuna sanzione. “Fate come dico e non come faccio”, così come la frase pronunciata dal marchese del Grillo, sono le nuove norme che hanno da un pezzo soppiantato quelle di un tempo.

Accettate da gran parte della popolazione che ha smesso di guardare (non sappiamo se l’abbia mai fatto) le differenze comportamentali e i privilegi di cui godono i pochi a dispetto dei tanti, rassegnati nell’accettare le diversità delle disuguaglianze sociali imposte.

Un andamento fattosi regola, tanto da suscitare stupore nel guardare quelli rimasti, che perseverano nel rispettare le leggi che dovrebbero valere per tutti. Una disgressione che, evitando di incorrere nell’errore di ritenere superficiale, potrebbe essere di facile riscontro e individuabile in ogni amministrazione, sia pubblica che privata, ma anche, quindi più pericolosa, nei luoghi dove si amministra la Giustizia.

Secondo i ricercatori, i neuroni specchio, servono per imparare, guardando. Cosa imparano tutti quelli che guardano gli altri mentre trasgrediscono le regole? Sicuramente rafforzano le loro conoscenze sul concetto di falsità, migliorano le strade della ipocrisia, apprendono la via del depistaggio, affinano le tecniche del raggiro.

Confezionano per se stessi l’abito della falsa rettitudine che indossano anche durante le ore del sonno. Creando così un personaggio ingessato, reso vulnerabile dall’arma del ricatto che i suoi più vicini collaboratori, non si asterranno dall’utilizzare, blandendo lo strumento, ogni qualvolta riterranno utile servirsene. Una società così composta, quali forme di legalità è ancora in grado di garantire?  I tempi non sono acerbi per affermare che l’ecosistema all’interno del quale viviamo, soffre pesantemente le ingerenze esercitate da una disumanizzazione dell’essere umano, in via di trasformazione metallica.

Un essere umano già da tempo condizionato dalle leggi del compromesso su cui ha avuto gioco facile l’imposizione delle regole della aggressiva prevaricazione, trasformando l’atro in nemico, a prescindere. Non ci sono più i riferimenti di un tempo! Manca la stretta di mano a suggello di un patto inossidabile, manca un primo cittadino che possa farlo. In tanti rimpiangono l’integrità morale del parroco di allora, capace di condizionare il modo di essere di tanti giovani che lo seguivano anche fuori dagli insegnamenti religiosi.

La figura del medico, quello condotto che insieme al farmacista curavano i mali e custodivano le speranze di interi quartieri e collaboravano con le sane autorità a gestire il dissenso e le proteste dei poveri, ma anche a contenere le effervescenze dei più ribelli.

Dove si annida il carabiniere amico di tutti di quel tempo, il poliziotto di allora, il vigile urbano?  Essi sapevano raccontare le tragedie della povertà ma anche conferivano ai poveri il sapore della dignità.  Ci mancano queste figure carismatiche, ricche di ascendente, stoiche, che hanno contribuito a costruire la società degli attuali.

Le prossime, prive di questi riferimenti, saranno inevitabilmente monche, rese cagionevoli dalla mancanza di fiducia che uomini saggi sapevano infondere anche quando mancava tutto, anche la voglia di ascoltare. Saranno artificiali così come l’intelligenza con cui vogliono allevarli, privati di sentimenti che vogliono sottrarre. Quelli con cui sono stati costruiti gli uomini di adesso.

Ugo Lombardi