Quel salvare che fa male. L’accumulo di animali: analisi, prevenzione e strategie di intervento

Sabato scorso si è svolto a Milano un interessantissimo convegno: “L’accumulo di animali – Conoscerlo per sensibilizzare, prevenire e contrastare il fenomeno”. All’evento, organizzato dalla LAV Milano, hanno partecipato diversi relatori, tra cui la professoressa Paola Fossati, Garante degli animali del Comune di Milano; la professoressa Emanuela Prato Previde, docente di psicologia – Università degli Studi di Milano; il dottor Giovanni Armando Costa, Tecnico della Prevenzione del Servizio di Igiene Pubblica – ATS di Milano; la dottoressa Anna Maria Pistoia, responsabile Ufficio igiene dell’abitato del Comune di Milano; il dottor Massimo Rocco, Veterinario e consigliere di Mondogatto; e, infine, lo scrivente, in qualità di criminologo, responsabile Osservatorio Nazionale Zoomafia LAV.

L’accumulo degli animali è un fenomeno scarsamente conosciuto, un problema incompreso e sottovalutato che investe la società intera e che lede sia il benessere psicofisico delle persone che quello degli animali, determinando sofferenza, danni alla proprietà, auto-abbandono e isolamento delle persone coinvolte. 

Non bisogna confondere l’accumulo di animali con il dare loro rifugio, ospitalità e protezione o con gli sforzi legittimi di aiutarli, poiché in realtà si tratta di soddisfare un bisogno umano di possedere animali e di controllarli, e questo bisogno annulla le loro esigenze, colpendo il loro benessere, la loro dignità e la loro salute. Tantissime persone sono impegnate in una meritoria e quotidiana attività di assistenza, cura e soccorso degli animali in difficoltà. Numerosi sono coloro che, facendo fronte a spese e sforzi, accolgono nella propria abitazione diversi animali rispettando le loro esigenze etologiche, la loro natura e le loro necessità, all’insegna di una sana e armoniosa vita insieme: gli animali sono a tutti gli effetti membri della famiglia interspecie. Il fenomeno dell’accumulo non coinvolge loro, ma riguarda un rapporto con gli animali non sano che risponde alla necessità di possesso e controllo delle persone coinvolte, che mette al centro l’interesse umano; anche se appare come basato solo su un amore profondo, in realtà si tratta di una condotta patologica pericolosa sia per l’accumulatore che per gli animali.  

Quando vengono alla ribalta, i casi di accumulo spesso sono incentrati esclusivamente su aspetti legati al maltrattamento degli animali e/o alle condizioni igienico-sanitarie. In tal modo le agenzie che si occupano della salute umana e i servizi sociali sono esclusi. Sfugge un dato fondamentale: l’accumulo di animali può essere associato a problemi psicologici. Gli animali accumulati, visti in genere come il problema, sono in realtà un sintomo e vittime del problema.

Nonostante la frequenza con cui il fenomeno si presenta, la maggior parte delle comunità e delle istituzioni coinvolte sono spesso impreparate a gestire in modo efficace i casi di accumulo e, in assenza di strategie di prevenzione e di procedure, gli interventi sono rallentati, se non resi inefficaci, dalla mancanza di un coordinamento dei diversi soggetti coinvolti, dall’assenza di organizzazione e di protocolli, dal praticare meri interventi “tampone” senza una prospettiva risolutiva. Il più delle volte si risolve tutto, quando va bene, con il sequestro degli animali, il loro trasferimento in altre strutture e con la denuncia della persona coinvolta per maltrattamento, trascurando la complessa e sfaccettata natura del fenomeno, contribuendo così al presentarsi di situazioni recidive.

Per correggere questo modo di fare, le procedure e gli interventi devono essere aggiornati e coordinati, per occorre l’adozione di un protocollo d’intervento, sottoscritto dagli uffici e dalle agenzie interessate, che ponga le basi per una collaborazione, indicando ruoli e responsabilità, e facilitando lo scambio di informazioni appropriate tra i vari soggetti. 

Ciro Troiano