La “coazione a ripetere” di un Paese anarchico

La libertà di pensiero, di azione, di movimento, di espressione artistica, di parola (che spesso giunge sino ai “vaffa”, di cui si è reso “maestro” Beppe Grillo) certamente goduta dagli Italiani è il segnale di una loro indomabile (e subìta passivamente anche dai governanti) anarchia e ha veramente poco a che fare con la democrazia.

Se una popolazione, rinuncia alla regola sovrana che impone di affidare il governo del Paese solo a chi ottiene la maggioranza assoluta e cioè il 50+1% dei voti e si accontenta di essere amministrata da una minoranza (sia pure meno minoranza delle altre) o non conosce l’etimologia della parola “democrazia” o non dà alcuna importanza ad essa, accettando di mandarla in soffitta. Perché vi sia democrazia occorre che il demos, il popolo, riesca a esprimere, con un voto che rappresenti la maggioranza degli elettori, le persone cui affidare il potere (crazia) di governo. Se, a causa dell’ignoranza dell’etimo, molti Italiani non percepiscono che il loro Paese sta vivendo in una situazione in cui la maggioranza di essi è tenuta fuori dal governo del Paese perchè a governarla c’è solo una minoranza (anche se meno minoranza di altre forze minoritarie) che è, alternativamente, di Sinistra o di Destra imputent sibi.

Non è, di certo, una giustificazione che, essendo le forze politiche in Italia tutte dominate da visioni sia religiose sia politiche del tutto assolutistiche, profondamente antitetiche e inconciliabili tra di loro, il compromesso per governare il Paese, universalmente applicato in ogni sistema democratico è da ritenere sullo Stivale impossibile. Tutto l’Occidente, d’altronde, è un vero crocevia di conflittualità religiose (tra cattolici ed ebrei, che si sono “attenuate”, nel tempo, solo grazie al tanto denaro affluito, sia nei bunker delle banche di Wall Street e della City sia nei forzieri dello IOR) e soprattutto di scontri tra forze politiche fortemente ideologizzate (ovunque, nella parte ovest del pianeta, circolano i virus del fascismo e del comunismo, anche se, con l’uso di reboanti parole, abilmente camuffati).

In Italia, per Il marchingegno elettorale truffaldino, introdotto da diversi anni, prima dal Porcellum e poi dal Rosatellum, il vulnus alla democrazia sembra essere divenuto permanente.

Ed è un fuor d’opera ritenerlo coperto dalla condizione di piena libertà di azione, di movimento, di libera manifestazione del pensiero e di parola.

Una situazione del genere è terribilmente seria e potenzialmente disperata. Le coalizioni che confliggono per la conquista del potere di governo degli Italiani hanno entrambe nel loro DNA elementi di fanatico assolutismo. Quando acquisiscono tutto il potere pubblico nelle loro mani si “sforzano” soltanto di apparire tolleranti e non intenzionate a instaurare un regime simile a quello di una tirannide.

E ciò, soprattutto, perché ambedue sono sostanzialmente legittimate a governare dalla “sotterranea e nascosta protezione” degli Anglo-americani e non possono allontanarsi dalle direttive “padronali” che mirano a non creare “problemi e complicazioni”, come si scrive sui tram, “disturbando il manovratore”.

L’anarchia, però, è come suol dirsi “una brutta bestia”. Le libertà individuali esercitate smodatamente possono portare anche a conseguenze non previste. La mancanza di ogni controllo può generare una moltiplicazione insopportabile di “licenze” per così dire antisociali se non criminali e far divenire il caos popolare sempre più diffuso ed endemico.

Domanda: Si può escludere che una forza politica che già vive antidemocraticamente (perché governa il Paese contro una maggioranza di dissenzienti) possa anche sentirsi “investita” (per una supposta o pretesa sovrana volontà, divina o popolare) del compito di portare “ordine”

E’ già avvenuto nel nostro “Bel Paese” e nulla esclude che possa avvenire ancora.

Se la democrazia è finita con il Porcellum e il Rosatellum, non è verosimile che possa durare ancora a lungo l’italica anarchia con la connessa “libertà” di pensiero e di azione degli Italiani.

I precedenti “storici” del Bel Paese (governo di una minoranza, caos sociale totale, repressione, dittatura) non lasciano alcun’altra speranza diversa da quella di un nuovo piazzale Loreto con cadaveri a testa in giù in divise, alternativamente, nere o rosse.

Luigi Mazzella