Per gli animali è sempre un mondo al contrario
Si fa presto a parlare di giustizie e di legalità se poi la realtà ci presenta fatti simili. Associazione per delinquere, maltrattamento di animali e organizzazione di combattimenti tra cani: è il fulcro di un’articolata inchiesta sui combattimenti tra animali, risalente al 2015, tra le più importanti e complesse fatte nel nostro Paese, sviluppata sia sul territorio nazionale che all’estero, che avrebbe potuto svelare, secondo l’accusa, e ferma restando la presunzione di innocenza, una rete di individui dedita all’organizzazione di lotte tra animali e alla gestione delle altre attività illegali connesse. Avrebbe, se la Giustizia avesse fatto il suo corso. La settimana scorsa il Tribunale di Imperia ha dichiarato la prescrizione per la maggior parte dei reati (restano ancora l’associazione per delinquere con l’aggravante della transnazionalità e la ricettazione) e degli 11 imputati iniziali solo 3 restano tali.
È davvero incomprensibile come un’indagine conclusa del 2015, condotta magistralmente dal Commissariato di Ventimiglia e della Squadra Mobile di Imperia, senza lesinare tempo, spese e mezzi, sia arrivata all’Udienza preliminare solo a fine marzo scorso, in pratica, a prescrizione assicurata.
E laddove arriva la sentenza? Beh, c’è poco da essere ottimisti, sentite questa: nell’edizione 2021 della sagra dei osei di Sacile (Pordenone), grazie all’intervento dei Carabinieri del Soarda, furono sequestrati 28 uccelli protetti, a un individuo che li deteneva, perché molti risultavano dotati di anelli identificativi alterati, mentre altri ne erano del tutto sprovvisti.
Il 26 settembre scorso, l’imputato per i reati di ricettazione, detenzione abusiva di uccelli particolarmente protetti e detenzione di fringillidi in numero superiore a cinque, ha ottenuto la messa alla prova da parte del Tribunale di Pordenone. Dovrà quindi versare l’irrisoria cifra di 100 euro a un canile della zona, a titolo di risarcimento per il danno procurato e prestare servizio per quattro ore alla settimana in una casa di riposo per un periodo di un anno, al termine del quale vedrà estinti i reati commessi.
In pratica qualche ora a settimana passata in una casa di riposto e il versamento di 100 euro ad un canile, cifra irrisoria se si pensa a quanto avrebbe guadagnato vendendo i 28 animali sequestrati, cancellano i reati, senza ulteriore conseguenza sotto il profilo penale e civile.
Quale effetto deterrente potrà mai avere un procedimento giudiziario che si conclude in questo modo? E che valore ha la sofferenza degli animali? Come si fa a quantificarla in una banalissima somma? Non esiste un’unità di misura della sofferenza, perché la sofferenza non può essere misurata, può solo essere compresa. Montesquieu asseriva che la Giustizia ritardata è Giustizia negata. Si può aggiungere che la Giustizia negata genera altra ingiustizia.
Sì, per gli animali è sempre un mondo al contrario.
Ciro Troiano