Donne e asserita parità

Non abbiamo mai voluto commentare i numerosi casi di violenza sulle donne anche perché non abbiamo parole sufficientementedure per definirli. Però la questione femminile si riaffaccia prepotentemente in concomitanza della asserita necessità di “tollerare” l’importazione di braccia extracomunitarie per la scarsa natalità nazionale; scarsa natalità che lascia le nostre imprese prive di lavoratori e quindi ne ipoteca la crescita. È un modo neanche troppo velato per scaricare sulla donna la responsabilità di questo esodo biblico da ogni parte del mondo verso di noi; donna che, dopo avere tentato l’emancipazione adesso si ritrova a chiedersi se forse era tutto sbagliato.

La sinistra che ha cavalcato tutto questo sapeva che stava combinando un disastro? Si dice che i figli vanno voluti e decisi mentre prima venivano accettati come dono di Dio. E si dice che questo sarebbe un passo avanti. Quindi sarebbe uno degli aspetti della emancipazione femminile. Non è così certo che si tratti di emancipazione, visto che la decisione non è mai facile da prendere e quindi si finisce con il propendere per pochi figli e molto tardi in età; con il risultato che vediamo. Quindi qualche passo è mancato sulla strada della crescita del ruolo della donna.

Anche la violenza sulle donne è cresciuta -forse non tanto come vogliono farci credere i giornaloni- ma in un momento in cui l’emancipazione femminile è accettata comunemente, la violenza doveva tendere a ridursi e non certo ad aumentare. Quindi serve chiedersi che succede veramente?

La capacità di avere dei figli che viene contrabbandata come una funzione fisica in realtà è un ruolo che conferisce alla donna un posto privilegiatissimo nella storia dell’umanità. Creare la vita e donare alla società un bambino non è la stessa cosa di fare un agnello per una pecora membro di un gregge come ci fanno credere gli “scienziati”.

Se è vero che l’animale uomo è un po’ speciale, è altresì vero che la donna è veramente speciale. Questa qualità della donna è stata sottaciuta e posta in second’ordine rispetto al desiderio di emanciparsi e quindi si è cercato di costruire un concetto di donna che potesse sostituirsi all’uomo nel lavoro come se questo fosse il punto più importante della vita e come se la sua condizione senza un impegno lavorativo fosse inferiore. Quindi siamo pervenuti ad un modello senza più casalinghe sottoposte all’uomo nella famiglia -e un po’ anche nella società-, ma lavoratrici in tutto simili all’uomo salvo che per quella funzione di generare divenuto quasi un accidente secondario; funzione peraltro attivata una, massimo due volte nella vita. Un po’ la realizzazione concreta del “siamo tutti uguali” che ovviamente non sta né in cielo né in terra. Cioè abbiamo costruito una società di soli uomini come se il ruolo della donna se e quando volesse un bambino fosse meramente attuativo di una capricciosa volontà procreatrice, quasi una bizzarria passeggera, laddove invece la procreazione è una missione, la più alta che ci possa essere, tant’è che la nostra tradizione e la teologia di tutto il mondo la assegna esclusivamente al Creatore. Questa facoltà assegnata sulla Terra esclusivamente alla donna dovrebbe portarci ad accordarle una considerazione altissima (come sempre è stato anche nei galatei) e che dovrebbe portare alla sua vera e propria venerazione e non certo alla banalizzazione di un ruolo lavorativo qualunque. La mancanza di questa coscienza diffusa e la ostentazione di una stupidissima e cieca uguaglianza che non esiste e non può esistere ha degradato la donna fino a renderla oggetto di violenza o usarla come soldato o lavoratore “alla pari” di un uomo cioè di usarla; come se questa fosse una conquista e non una degradazione serissima. Degradazione che a sua volta ne offende il suo ruolo di creatrice della vita.

Non parliamo della procreazione assistita che implicitamente trasforma la donna in una specie di macchina utensile domestica deputata alla procreazione solo che lo si voglia. Una vera offesa alla natura e ruolo femminile che dovrebbe gridare vendetta altro che progresso scientifico.

Quindi se vogliamo fare finta di credere ad un mondo di uguali sapendo che tali non siamo, (né tra uomini né, tanto meno, tra uomini e donne) non dobbiamo poi meravigliarci se nessuno ambisce a creare vere famiglie creando veri esseri viventi che prima non c’erano. L’uguaglianza giuridica (che poi viene negata quando si differenzia il trattamento dell’omicidio dal femminicidio) non va confusa con lo status privilegiato che la Natura o il Creatore ha assegnato alla donna che quindi, lo ripetiamo, va venerata sempre comunque e dovunque! né la donna consapevole di questa sua specificità e oggettiva superiorità ne deve profittare: deve, al contrario, generarsi quel modello sociale collaborativo in cui tutti assieme formano, animano e accrescono la famiglia e la società.

Fuori da questo modello c’è il disastro. Che stiamo vivendo.

Questo non significa affatto che la donna non debba lavorare, aiutare l’uomo o essere essa la fonte di sostentamento della famiglia. O guidare un Governo. Ma deve essere una sua scelta e non certo un condizionamento sociale o una moda imposta dagli opinion maker. Al contrario va sempre sottolineato che mentre essa può scegliere se fare la mamma o la lavoratrice, l’uomo no perché non può procreare e quindi deve dedicare la sua vena creativa di valore o di pensieri, solo nel lavoro.

Quindi dicendo alla donna che siamo tutti uguali (cosa ovviamente vera sul piano giuridico) e inducendola a scendere dalla sua condizione di generatrice della vita l’abbiamo offesa e si è consegnato il nostro futuro a quelle popolazioni che non avendo preso questo abbaglio e non avendo offeso la donna hanno conservato per essa il giusto posto nella umanità; così quelle donne che non hanno rinunziato al loro potere procreativo (come detto: quasi divino) hanno avuto una progenie che oggi ci invade e che ovviamente prevarrà a ulteriore dimostrazione che avendo noi offeso la donna abbiamo rinunziato al nostro futuro.

Gli “scienziati” dimostreranno che la donna non ha nulla di divino ma solo degli organi -peraltro il più delle volte riproducibili con macchine- che sono atti a creare la vita; sono gli stessi “scienziati” che hanno fabbricato i cibi artificiali, la intelligenza artificiale, la moneta impalpabile, la pornografia, la finta ricchezza e finto consumo, la finta informazione, cioè tutto quel finto progresso che ci ha riempito di rifiuti e di problemi psichici e che banalizzando la donna ci sta portando alla estinzione.

Se e quando decideremo di non credere a questi stregoni dovremo rimettere le cose a posto e tornare a venerare la donna sempre, comunque e dovunque; sia che voglia andare a lavorare in miniera o che voglia fare la mamma; cioè non per quello che fa e per la funzione che svolge ma per quello che è: quella parte dell’umanità che dimostra in modo inconfutabile che esiste in noi una scintilla di divinità e di creatività. Scintilla di divinità che abbiamo il compito di usare al meglio.

Canio Trione