Armi di “distrazione” di massa
“Panem et circenses” è una frase latina che significa “pane e giochi”. Questa espressione proviene dall’antica Roma e si riferisce alla pratica di distrarre il popolo con cibo e intrattenimento al fine di evitare disordini politici. Era una strategia per mantenere le masse tranquille ed utilizzata storicamente come un modo per mantenerne il controllo e prevenire possibili insurrezioni, tralasciando tutte le questioni etiche. Alcuni potrebbero sostenere che sia un modo per manipolare le persone e impedire loro di affrontare le vere problematiche politiche o sociali. Ma, in fondo, la valutazione di questa strategia dipende dalle prospettive individuali e dalle circostanze specifiche in cui viene applicata.
Applicata sin dall’antichità è divenuta sempre più sofisticata con il passare dei secoli sino ad arrivare a Goebbels o con il maccartismo (dal nome del senatore degli USA J.R. McCarthy (1909-1957), che – sul finire degli anni Quaranta e nei primi anni Cinquanta – condusse una spietata lotta contro i comunisti e l’influenza del comunismo nella vita pubblica, artistica, intellettuale del suo paese), giungendo al futuribile Rollerball del 1975 (anno 2018: nel mondo non esistono più nazioni, guerre, crimini,violenzaopovertà; i governi sono sostituiti da un’unione di «corporazioni» i cui dirigenti controllano capillarmente la vita di tutto il pianeta, soddisfacendo contemporaneamente il bisogno di benessere della popolazione. Una delle principali fonti di svago per le masse è rappresentata dal rollerball, uno sport estremamente violento che le corporazioni usano come instrumentum regni e sublimazione di fatto della guerra stessa: due squadre di corridori su pattini a rotelle e in motocicletta si affrontano all’interno di una pista circolare, con lo scopo di centrare una buca magnetica con una sfera di acciaio); tra realtà e fantasia, il potere tende sempre al “controllo” delle masse, proponendo situazioni tali da “distrarre” l’opinione pubblica da quanto effettivamente si va decidendo nelle “stanze del potere”.
Ciò avviene ovunque e da sempre (intendendosi per sempre un tempo indefinito), perchè il potere corrompe e “logora chi non lo ha”, ma chi è davvero il detentore del “potere” (il popolo, in democrazia) viene – invece – lasciato ai margini dell’esercizio di quel potere e senza conoscere i meccanismi di ciò che il Potere medesimo fa, per partogenesi.
Se, per caso, qualcuno inizia a provare a capire qualche meccanismo, il potere và in “blocco”, si difende e – per prima cosa – rovescia sul popolo le sue armi di distrazione di massa: pestilenze vere o presunte, malattie, anatemi e crociate nel medioevo; spettacoli canori, musicali, giochi ed eventi sportivi più di recente.
Un profluvio di serate musicali, rappresentazioni teatrali, meeting, tavole rotonde e tutto quanto fa spettacolo: a Taranto sono diventati maestri nell’arte della “fuffa” e riescono anche a convincere i meno ingenui che questo viene fatto ed organizzato per “il bene della Città” e poco conta se negozianti e ristoratori protestano per lo “sviamento” della clientela perchè lo show è il business di chi amministra, con un duplice effetto: creare consenso ed incassare rapporti con altri businessman.
L’apoteosi si è avuta con il Gran Prix della “formula uno del mare”: un investimento pagato dalle casse comunali (cioè le tasse dei cittadini) per circa (si dice) sette milioni di euro, per due giorni di kermesse, con una risonanza assolutamente risibile sul territorio ed una visibilità solo sulle piattaforme televisive a pagamento, nessuna televisione generalista e men che meno frotte di giornalisti a raccontare l’evento.
Disfattismo? No, realismo: strade pubbliche dissestate, raccolta rifiuti approssimativa, ordine sociale instabile, lavoro non ne parliamo; persino lo stadio è da tempo inagibile dopo la prima partita di campionato, a causa di un incendio di cui l’amministrazione comunale non può dirsi esente da responsabilità. Però… c’è il turismo e poi i Giochi del Mediterraneo.
Però ci sono stati gli spettacoli nell’arena della Villa Peripato e la Rotonda sul lungomare è stata luogo di concerti, peccato che sia stato tutto a scapito dei residenti e di chi arrivava in Città in auto, con una viabilità pari a quella di Marrakech dopo il terremoto e non è a dire che manchino le aree idonee a gestire gli spettacoli, tipo il Parco Archeologico dove si tiene il concerto del Primo Maggio.
Però va tutto bene e se qualcuno avesse fame (quella vera) e volesse il pane, “dategli delle brioches”, direbbe il buon Amministratore, parafrasando Mariantonietta, solo che la regina in questione fece una brutta fine: perse la testa.
Rocco Suma