I cuccioli d’oro

Alcuni giorni fa si è concluso presso il Tribunale di Napoli Nord uno dei più importanti processi per traffico di cuccioli dopo l’entrata in vigore della Legge 201/2010, fortemente voluta e ottenuta dalla LAV, che ha introdotto il reato di traffico illecito di animali da compagnia. Il processo è frutto di un’articolata indagine portata avanti dalla dottoressa Diana Russo, allora in servizio presso la locale Procura, con l’ausilio della polizia giudiziaria.

Tre persone e una società amministrata dagli imputati sono state condannate per diverse fattispecie di reati, tra cui l’introduzione illecita di un numero elevato di animali d’affezione, peraltro in tenera età, maltrattamento nei loro confronti, oltre che evasione dell’IVA e dell’imposta sul reddito delle società per cifre impressionanti. Per tutti è intervenuta la condanna alla reclusione oltre che alla refusione delle spese processuali e del risarcimento nei confronti delle associazioni costituitesi parte civile. 

Alcuni imputati erano accusati di maltrattamento “per avere, in concorso fra loro, per eseguire delitto di traffico illecito di animali da compagnia, sottoposto n. 40 cuccioli di cani di varie razze, provenienti dall’Ungheria e importati (omissis) privi di sistemi per identificazione individuale e delle necessarie certificazioni sanitarie e non muniti di passaporto individuale, rinvenuti all’interno dell’abitazione in Napoli (omissis), a sevizie e comportamenti insopportabili per le loro caratteristiche etologiche, fra l’altro separandosi prematuramente dalla madre è così privandoli di corredo anticorpale, importandoli in età inferiore a quella minima stabilita dalla legge per la movimentazione degli animali da compagnia, detenendoli in promiscuità e in condizioni di sovraffollamento all’interno di gabbie di diverse dimensioni collegate in un locale umido e privo di adeguata aereazione, condotta dalla quale derivavano patologie a carico dei predetti animali”, come recita uno dei capi d’imputazione.

La peculiarità di questo processo, però, è rappresentata dalla novità dei reati finanziari contestati che hanno svelato un giro d’affari per milioni d’euro. In pratica, alcuni degli imputati, in attuazione di un medesimo disegno criminoso, al fine di evadere l’imposta sul reddito delle società e l’imposta sul valore aggiunto, avevano indicato nel modello unico un reddito imponibile molto inferiore alla realtà, come l’attività di indagine posta in essere dalla Guardia di Finanza ha appurato, oltre ad indicare nella dichiarazione annuale per i redditi delle società di capitali elementi attivi di ammontare inferiore a quello effettivo, con percentuale di elementi attivi non indicati superiore al 10% di quelli indicati, evadendo così l’imposta sul reddito delle società e l’imposta sul valore aggiunto per un ammontare complessivo di diversi milioni di euro. La conferma, in pratica, di quanto sia redditizio il traffico di cuccioli.

Tra i condannati già noti, un commerciante campano condannato a 5 mesi di reclusione e al pagamento di 3.500 euro in precedente giudizio, per l’introduzione di 272 cuccioli dall’Ungheria (anche in questo caso LAV era parte civile), condanna confermata in Appello e dinanzi alla Corte di Cassazione all’udienza del 14 maggio 2019. 

Questo processo è l’ennesima conferma di come la tratta dei cuccioli rappresenti un giro d’affari tutt’altro che trascurabile e susciti sempre di più gli appetiti di gruppi organizzati. L’azione di contrasto deve orientarsi verso l’adozione di metodologie investigative tipiche di quelle usate per contrastare la criminalità organizzata e i reati economici e finanziari, perché si tratta di uno dei business zoomafiosi più redditizi che coinvolge migliaia di animali ogni anno e che vede attive anche vere e proprie organizzazioni transazionali. 

Gli ultimi dati del Rapporto Zoomafia 2023 confermano la gravità del fenomeno: solo nel 2022 sono stati sequestrati almeno 215 cani; 30, invece, le persone denunciate. Dal 2010, anno in cui è entrata in vigore la legge contro la tratta dei cuccioli, fino al 2022 compreso, sono stati sequestrati 7230 cani e 92 gatti (dal valore complessivo di circa 5.857.000 euro); 430, invece, le persone denunciate, con stime per difetto. L’analisi della nazionalità delle persone denunciate conferma la transnazionalità di questo tipo di reato: russi, ungheresi, bulgari, serbi, moldavi, ucraini, slovacchi, rumeni, polacchi e, ovviamente, italiani.  

 

Ciro Troiano