Cosa serve alla lotta alla mafia

Nello scorso mese di novembre, a Firenze,presso la Sala Sibilla Aleramo della Biblioteca delle Oblate, si è svolto il 33° Vertice Nazionale Antimafia organizzato dalla Fondazione Caponnetto. L’incontro, dedicato alla memoria di “nonna” Betta, moglie del giudice Caponnetto, scomparsa nel luglio scorso, ha avuto come tema “Cosa serve alla lotta alla mafia”.

Molti i relatori ed ospiti tra cui, l’on. Chiara Colosimo, Presidente della Commissione parlamentare antimafia; Alessandra Cerreti, Pubblico Ministero della DDA di Milano; Giuseppe Lumia (già Presidente della Commissione Antimafia), Emanuela Somalvico, membro della Commissione permanente per la legalità, l’anticorruzione e la compliance dell’Osservatorio Nazionale per la Tutela del Mare; Cristina Rossi, amministratore giudiziario di beni confiscati; Antonio Colasanto, scrittore ed esperto di mafia foggiana; Claudio Metzger, storico d’arte e referente svizzero della Fondazione Caponnetto,  lo scrivente in qualità di criminologo e responsabile Osservatorio Zoomafia LAV; Ornella Esposito Rosolino, da oltre 33 anni membro della Fondazione; Maurizio Pascucci, referente beni confiscati, e, ovviamente, il Presidente della Fondazione Caponnetto Salvatore Calleri e Giuseppe Antoci (Presidente Onorario della Fondazione).

Vari, articolati e complessi gli interventi ed è impossibile riassumerli tutti. Possiamo soffermarci, però, sui punti fermi della giornata: la difesa delle norme antimafia -– fortemente attaccate negli ultimi tempi, con tentativi vari di neutralizzarle nei loro punti più significativi ed efficaci, tra cui l’articolo 41 bis della legge sull’ordinamento penitenziario che detta disposizione sulla detenzione di detenuto per mafia o terrorismo –, e l’analisi della cosiddetta mafia “4.0”, ovvero della capacità delle organizzazioni criminali di sfruttare i vantaggi offerti dalle nuove tecnologie, dalla rete e dai social. Le nuove tecnologie, è stato sottolineato, favoriscono business e malaffare a livello globale: #cybermafia, così l’ha definita la Presidente della Commissione parlamentare antimafia Chiara Colosimo. Metaverso e dark web sono i nuovi fronti delle mafie.

Analisi condivisa anche da Salvatore Calleri, secondo il quale la mafia, nel contempo arcaica e moderna, deve essere combattuta con conoscenza e analisi, e adottando la strategia dell’antimafia del giorno prima.

Il presidente Giuseppe Antoci, nel suo sentito e coinvolgente intervento ha evidenziato la necessità di parlare di mafia, di coinvolgere i giovani e di non cadere nella trappola del pericolo di “sporcare” un territorio: parlare di mafia serve proprio al contrario, a purificarlo. Una delle strategie mafiose è quella dello “mascariamento”, con la diffusione di false notizie, sospetti, e voci tendenziose finalizzate alla delegittimazione dell’agire antimafia.  Parlare chiaro, essere limpidi nella condotta e nel pensiero, essere e apparire credibili, sono formidabili armi per contrastare le malelingue mafiose e il mormorio della zona grigia.

Nel corso del mio intervento ho sottolineato la necessità di modificare la Legge 16 marzo 2006, n. 146, nella parte relativa alla normativa sull’utilizzo degli agenti sotto copertura, inserendo tra i reati per i quali è possibile il loro utilizzo anche gli articoli del codice penale relativi alle forme di maltrattamento organizzato di animali come le manifestazioni vietate, le scommesse clandestine, i combattimenti tra animali, le corse clandestine di cavalli, e la normativa per il contrasto del traffico di cuccioli. Si tratta di condotte criminali particolarmente gravi e odiose, con una capacità offensiva dell’ordine e della sicurezza pubblica, soprattutto in alcune regioni, molto preoccupante, che richiedono, per un’efficace azione di contrasto, l’utilizzo di tecniche investigative utilizzate per la lotta alla criminalità organizzata.

Ciro Troiano